Anno III – Numero 452 AVVISO Ordine 1. UCFI: nasce la sezione di Napoli dei Farmacisti cattolici Italiani Notizie in Rilievo Scienza e Salute 2. Nell’odore delle uova marce forse un segreto contro l’ictus 3. Batteri: non toccate quel pulsante 4. Una mela al giorno migliora la vita sessuale delle donne Prevenzione e Salute 5. Quando la mano duole: a sindrome del tunnel carpale è molto comune 6. Loom bands, la moda degli elastici colorati. L'allarme dei medici: "Pericolosa per la salute" Domande e Risposte 7. Perché mangiare alla mensa fa ingrassare di più? Martedì 15 Luglio 2014, S. …………….. Proverbio di oggi…….. Dicette ‘nu saputo: Nun c’è ppeggio ‘e ‘nu cafone resagliuto Disse un saggio: Non c’è peggior cosa di un villano arricchito PERCHÉ MANGIARE ALLA MENSA FA INGRASSARE DI PIÙ? Perché c'è una gran varietà di cibi, si riempie il piatto e... si mangia! Servendoci da soli, infatti, mettiamo sul piatto una quantità di cibo superiore rispetto a quanto accade al ristorante. Inoltre, scegliamo i cibi più invitanti e più grassi: circa il 92% in più di calorie. Peso forma: Mangiare alla mensa delle aziende e delle università, o nei ricchi buffet degli hotel e dei villaggi vacanza, sarà dunque piacevole ma è decisamente deleterio per il nostro peso forma. Finora potevamo immaginarlo, adesso lo ha provato lo psicologo Brian Wansink, prof. di scienza della nutrizione della Cornell University. Nel suo libro Mindless eating sostiene che la dieta migliore è La pubblicità di un autogrill dove si mangia senza limite e a prezzo quella che non ci si accorge di fare. E fisso. Pericoloso per la linea. snocciola alcune regole per mangiare presso mense e buffet senza abbuffarsi di cibo in più. Piatto piccolo, meno cibo: Fra le tante dritte, c'è per es. quella del piatto piccolo. Se scegliete il piattino da frutta (diametro 19-20 cm) invece di un piatto piano normale (diametro 24-28) consumerete il 22% di cibo in meno. Identico procedimento con il bicchiere. Se bevete vino, birra o bibite (per l'acqua, ovviamente non importa) sceglietelo alto e stretto: a causa di un effetto ottico, nel bicchiere largo e basso si versa il 28% di più. Lo sapevate? (Focus) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 452 SCIENZA E SALUTE NELL’ODORE DELLE UOVA MARCE FORSE UN SEGRETO CONTRO L’ICTUS Quel gas spesso associato alle uova andate a male si chiama solfuro di idrogeno e potrebbe giocare un ruolo cruciale contro l’ictus, l’infarto, la demenza e il diabete Si chiama solfuro di idrogeno (Acido solfidrico, H2S) ed è quel gas associato all’odore emesso dalle uova marce. Secondo i ricercatori dell’Università britannica di Exeter questo gas maleodorante potrebbe preservare i mitocondri che regolano le infiammazioni e nel caso di varie patologie potrebbe essere lo stimolo a una loro crescente attività, permettendo appunto la sopravvivenza delle cellule stressate dalla patologia. Alla luce di questa importante intuizione gli scienziati britannici hanno messo a punto un nuovo composto, chiamato AP39, a base di solfuro di idrogeno con l’obiettivo di prevenire il danno mitocondriale, in particolare contro l’ictus e la demenza. I mitocondri: Il gas delle uova marce come elemento chiave per molte terapie: così la ricerca britannica presenta i risultati dell’analisi che nel composto AP39 ripone la speranza di curare le patologie più svariate. I mitocondri sono definiti come la centrale energetica delle cellule, producono l’energia necessaria per molte funzioni cellulari e sono spesso collegati alla gravità della patologia. Come spiega Matt Whiteman, della University of Exeter Medical School, «quando le cellule sono stressate dalla malattia si servono degli enzimi per generare piccole quantità di solfuro di idrogeno. Questo aumenta l’attività dei mitocondri e permette alle cellule di vivere. Se questo invece non accade le cellule muoiono perdendo la capacità di regolare l’infiammazione». I ricercatori di Exeter hanno riprodotto questo processo naturale servendosi dell’AP39, che ha il merito di protegger i mitocondri e di rivitalizzare le cellule. Non solo cattivo odore: Come rimarca Mark Wood, docente di Bioscienze all’Università di Exeter, il solfuro di idrogeno deve la sua fama al cattivo odore associato alle uova marce, ma in realtà viene prodotto naturalmente dall’organismo umano e può essere considerato un piccolo eroe nella tutela della salute, con un ruolo importante in molte future terapie. Lo studio, pubblicato sul Medicinal Chemistry Communications, ora avrà un seguito e prevede future sperimentazioni sugli esseri umani. Per il momento i test hanno riguardato diversi modelli di malattia e, tanto per citare un esempio, nelle malattie cardiovascolari è risultato che l’AP39 causa la sopravvivenza dell’80% delle cellule mitocondriali. Ma già precedenti studi avevano riscontrato un potenziale significativo del solfuro di idrogeno nelle terapie legate all’invecchiamento, grazie a un ruolo forte nelle malattie cardiovascolari e nel sistema nervoso. (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 452 SCIENZA E SALUTE BATTERI: NON TOCCATE QUEL PULSANTE In tre ospedali canadesi trovati più microrganismi sui pulsanti degli ascensori che sulle superfici dei bagni Le infezioni prese in ospedale causano malattie e, in persone già deboli, possono essere causa di morte. Anche una breve esposizione all'interno del Pronto Soccorso di un ospedale è sufficiente ad aumentare il rischio. Molti studi hanno in passato valutato la presenza di batteri sugli oggetti utilizzati in ospedale, dai camici agli stetoscopi, dai cellulari dei medici alle attrezzature radiografiche, alle tastiere dei computer. Batteri come lo stafilococco coagulasi negativo possono resistere sulla superficie degli oggetti per giorni e proprio questa contaminazione è coinvolta nella propagazione di batteri farmaco-resistenti. Ora uno studio canadese ha individuato una nuova possibile fonte di contaminazione: i pulsanti degli ascensori interni agli ospedali. In tre ospedali di Toronto, in Ontario, è stata valutata la presenza di batteri su 120 pulsanti di ascensori e sulle superfici di 96 toilette. Quello che è emerso è che i pulsanti degli ascensori risultavano molto più sporchi dei gabinetti: la prevalenza di colonizzazione da batteri era del 61% sui pulsanti contro il 43% dei servizi igienici. Il lato positivo è che i tipi di batteri che i ricercatori hanno trovato avevano "bassa patogenicità", quindi è improbabile che possano far ammalare la gente. Ma la diffusione di malattie è sempre possibile. "I pazienti rimangono a rischio potenziale di contaminazione incrociata a causa dell'uso frequente di questi tasti da parte di diversi individui". "Inoltre, per un visitatore è più probabile entrare in contatto con un pulsante di ascensore o un bagno che con attrezzature ospedaliere e può poi trasmettere i microrganismi se interagisce con i pazienti ricoverati". Contromisure? Posizionare disinfettanti per le mani a base di alcol fuori dagli ascensori, ingrandire i tasti in modo che le persone possono usare i gomiti per spingerli, o rendere il trasporto in ascensore un'esperienza "touchless", magari grazie a comandi vocali o con tragitti fissi preimpostati, per esempio fermando a tutti i piani sia in salita che in discesa. (Salute, Panorama) LOOM BANDS, LA MODA DEGLI ELASTICI COLORATI. L'ALLARME DEI MEDICI: "PERICOLOSA PER LA SALUTE" Nel mondo è scoppiata la Loom Bands mania, ma i medici lanciano l'allarme: «Si tratta di una moda pericolosa». Nati come articoli per bambini, sono accessori realizzati con degli elastici colorati, ossia con piccoli anelli di gomma che possono essere intrecciati insieme. La fantasia unita all'abilità nel maneggiare gli elastici può manipolare e creare qualsiasi forma. Secondo i medici la salute è a rischio. I RISCHI: Possono causare un soffocamento e problemi circolatori. A Bristol un ragazzo si è addormentato con gli elastici avvolti intorno alle dita, diventate ormai viola. I Loom Bands vengono scambiati a scuola, vengono indossati come accessori alla moda, ma le autorità sanitarie invitano i genitori a essere vigili. (Salute, Il mattino) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 452 PREVENZIONE E SALUTE QUANDO LA MANO DUOLE: A SINDROME DEL TUNNEL CARPALE È MOLTO COMUNE Ma in alcuni casi l’unica soluzione è l’intervento La sindrome del tunnel carpale è la patologia più frequente per quel che riguarda la mano. Proviamo allora a capire quali siano i «campanelli d’allarme» che possono segnalarci che è il momento di rivolgerci a uno specialista. Il più delle volte si avverte un dolore intenso, anche notturno, che impedisce di riposare una sensazione di freddo o intorpidimento della mano gonfiore, formicolii diffusi alle dita, Va detto che questo disturbo colpisce con frequenza le donne che hanno più di 40 anni e può avere diverse origini; sebbene in una percentuale sicuramente più bassa, possono essere colpiti anche gli uomini, soprattutto in correlazione ad attività specifiche lavorative o sportive. Bisogna considerare che la capacità del canale carpale, dove è contenuto il nervo mediano, responsabile di tutta questa sintomatologia, è fissa per ogni polso e quindi ogni espansione di una parte del suo contenuto aumenterà la pressione nel canale, comprimendo il nervo. Vi sono poi canali che risultano più piccoli del normale, sia per condizioni congenite, sia per variazioni acquisite, per traumi o per patologie infiammatorie e degenerative. Cause: la maggior parte delle cause che determina la sindrome del tunnel carpale (Stc) è una condizione idiopatica responsabile di un canale più stretto. Solitamente è determinata da un aumento della compressione del nervo mediano a livello del polso per l’ispessimento della guaina dei tendini flessori o l’ispessimento del legamento trasverso del carpo che rappresenta il tetto di questo canale, e lo rende così inestensibile. Si assiste poi a casi in cui a scatenare la sintomatologia è il diabete o l’artrite reumatoide; nella prima ipotesi per un disturbo della funzione stessa del nervo (neuropatia diabetica), nella seconda principalmente per una sinovite dei tendini flessori, ovvero per l’ispessimento infiammatorio cronico di questi tendini. La conseguenza è, in ogni caso, una diminuzione della sensibilità di pollice, indice, medio e di una parte del dito anulare, accompagnata da un deficit della muscolatura del pollice, che comporta, nelle forme gravi, la perdita della forza anche per reggere oggetti abitualmente utilizzati nella vita quotidiana. Ad aggravare la sintomatologia, o esserne addirittura la causa, sono attività ripetitive quali l’uso del mouse al computer, la guida prolungata o alcuni lavori manuali, che costringono a continue flessioni del polso e delle dita. come si può intervenire per curarla: Il più delle volte l’unico modo è quello chirurgico, ma è importante procedere per prima cosa con un attento esame clinico che è supportato da indagini radiologiche, ecografiche e specificamente da uno studio elettroneurografico, che mostra anche l’entità della patologia. Primo presidio terapeutico è tenere a riposo il polso grazie a un apposito tutore che si compra in farmacia o in negozi ortopedici. Questo perché con il riposo si può ottenere il decongestionamento del nervo e dei tendini, favorendo la regressione dell’infiammazione che è causa del dolore. Se invece il dolore persiste è indicato un trattamento con antinfiammatori non steroidei (Fans) e con farmaci a base di sostanze neutrofiche che aiutano a migliorare la funzionalità del nervo. PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 452 Nel caso in cui il trattamento «non-operativo» fallisca, la soluzione è un intervento chirurgico, che è mirato a decomprimere il nervo attraverso l’apertura del tetto del tunnel carpale, cioè del legamento trasverso del carpo. L’intervento viene eseguito, in anestesia locale, con un’incisione di circa tre centimetri al palmo della mano, aprendo completamente il canale. Nei casi, invece, in cui è stata identificata una causa come l’artrite reumatoide o l’accumulo di sostanze come l’amiloide tipica dei pazienti dializzati, l’incisione sarà più ampia, perché è necessario eseguire anche l’asportazione delle guaine sinoviali infiammate dei tendini. Dunque, nella maggior parte dei pazienti si interviene con un intervento mini invasivo. Va anche detto che sono diventate eccezionali le complicanze, quali una lesione accidentale del nervo mediano, e rari gli ematomi o le infezioni post-chirurgiche. Alternativa a questa tecnica cosiddetta «aperta» è la tecnica endoscopica, che mediante un apposito strumento seziona il legamento trasverso del carpo decomprimendo il nervo. Anche se non ci sono grosse differenze tra una tecnica aperta mini invasiva e una tecnica endoscopica. Dopo l’intervento, il polso viene immobilizzato con una fasciatura di riposo per una settimana, invitando il paziente a non compiere sforzi per circa tre settimane, durante le quali può essere migliorato il recupero attraverso una specifica riabilitazione che ha lo scopo di ridurre l’edema e controllare successivamente, nei casi in cui si verifichi, la correzione delle aderenze cicatriziali, che limitano lo scorrimento del nervo e del tendine nel suo canale. Ciò che è veramente importante è identificare correttamente la causa della patologia, e quindi modulare la risposta terapeutica ai fattori che hanno determinato la sofferenza del nervo, proprio in considerazione della grande frequenza con cui questa sindrome induce in diagnosi errate, interventi inappropriati o completamente inutili; ma risolutivi quando tutte le procedure diagnostiche e terapeutiche vengono correttamente applicate. SCIENZA E SALUTE UNA MELA AL GIORNO MIGLIORA LA VITA SESSUALE DELLE DONNE Ma gli esperti consigliano di mangiarla con la buccia Una mela al giorno fa molto più che togliere il medico di torno. Le donne che mangiano uno o due "frutti del peccato" quotidianamente hanno una migliore vita sessuale. A dirlo è uno studio condotto dai ricercatori dell'ospedale Santa Chiara di Trento che è stato pubblicato su Archives of Gynecology and Obstetrics. La ricerca su centinaia di italiane - E' stata messa sotto esame la vita sessuale di più di 700 donne italiane con un'età dai 18 ai 43 anni. Studio: Le volontarie sono state separate in due gruppi: uno che ha mangiato una o due mele al giorno l'altro che non ha assunto il frutto. I ricercatori hanno chiesto alle donne di completare un questionario sull'indice della funzione sessuale femminile. Il test ha misurato: la frequenza dei rapporti, l'orgasmo, la lubrificazione la soddisfazione sessuale in generale. Meglio con la buccia - I risultati hanno mostrato che un'assunzione quotidiana di mele è associata a un punteggio più alto nelle pazienti attive sessualmente. Una delle ragioni sottolineate dai ricercatori è l'alto contenuto di antiossidanti e polifenoli che possono stimolare l'afflusso di sangue nei genitali e nella vagina, aumentando l'eccitazione. Nella buccia delle mele, inoltre, ci sono alte quantità di florizina, simile a livello strutturale all'ormone sessuale femminile estradiolo, che gioca un ruolo cruciale nella sessualità femminile. (Salute, Tgcom24)