Anno II – Numero 88 Martedì 08 Gennaio 2013, S.S. Massimo, Severino SCIENZA E SALUTE IL PECORINO è anche ANTI-COLESTEROLO Notizie in Rilievo • Scienza e Salute 1. Il pecorino è anche anticolesterolo 2. Più colesterolo buono grazie al pomodoro geneticamente modificato L’angolo dello Specialista 3. Cancro al colon retto: il futuro tra diagnosi precoci e terapie intelligenti. Curiosità A qualcuno piace caldo A che velocità doveva muoversi Babbo Natale per consegnare regali a tutti i bambini del mondo? Si chiama pecorino Cla. Dove Cla sta per acido linoleico coniugato. Un acido grasso omega 6 che trasforma il formaggio da temuto pericolo per le arterie, in golosità anticolesterolo. La forma è realizzata da un'azienda casearia del Cagliaritano, grazie agli studi e alle ricerche condotte dalla Asl del capoluogo sardo, dall'azienda ospedaliera "Brotzu" e dall'Universita' di Pisa. Un lavoro di squadra che sta ottenendo successi di mercato - lo richiedono in Germania e in Inghilterra -, ma anche scientifici, con la pubblicazione sul British Journal of Nutrition. Il pecorino che, invece, di aumentarlo, fa abbassare il colesterolo viene prodotto con speciali accorgimenti nell'alimentazione delle pecore. "Dagli studi abbiamo riscontrato che - spiega Sebastiano Banni - con l'assunzione di pecorino 'Cla' (acido linoleico coniugato) è migliorata l'azione metabolica nei pazienti ipercolesterolemici e, addirittura, si è registrata anche una riduzione del colesterolo "cattivo"'. Le qualità nutrizionali del pecorino con contenuto naturale di Cla sono state testate nel 2011 su 40 pazienti, caratterizzati da sovrappeso e ipercolesterolemia. La dieta e lo stile di vita dei pazienti - che hanno assunto 90 grammi di pecorino Cla per ventuno giorni - non è stata modificata. L'unico obbligo è stato quello di sostituire il formaggio normale con pecorino Cla. Al termine della sperimentazione, senza modificare alcun altro parametro, i risultati hanno dimostrato una riduzione del colesterolo del 7%. (sole 24) PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 88 SCIENZA E SALUTE PIÙ COLESTEROLO BUONO GRAZIE AL POMODORO GENETICAMENTE MODIFICATO I ricercatori dell'Università della California di Los Angeles (Usa) hanno ottenuto un pomodoro geneticamente modificato che produce una proteina che svolge le stesse funzioni di quella presente nel colesterolo buono, ma in modo molto più efficace. Durante l'American Heart Association's Scientific Sessions 2012, Alan Fogelman, responsabile delle ricerche che hanno portato alla creazione di questa nuova varietà di pomodoro, ha sottolineato che uno dei vantaggi principali della piante è permettere di aumentare la componente proteica del colesterolo buono semplicemente attraverso l'alimentazione. I pomodori sono stati ingegnerizzati in modo tale da produrre un peptide chiamato 6F, in grado, appunto, di simulare l'azione di ApoA-1, la proteina principale del colesterolo buono (detto anche HDL). Dopo averli liofilizzati, i ricercatori li hanno aggiunti ad un mangime per topi studiato in modo tale da mimare la tipica dieta occidentale ricca di grassi e calorie. Rispetto agli animali che hanno ricevuto il mangime senza aggiunta di pomodori, quelli che hanno mangiato il cibo addizionato hanno mostrato livelli più alti di colesterolo buono e dell'attività di un enzima antiossidante associato al colesterolo HDL e ad un rischio inferiore di malattie cardiache. Viceversa, in questi topi l'infiammazione era ridotta, così come i livelli di molecole che accelerano la formazione delle placche aterosclerotiche negli animali e, soprattutto, il numero di placche. “A quanto ne sappiamo – si tratta del primo esempio di un farmaco con queste proprietà che è stato prodotto in una pianta commestibile e che è biologicamente attivo quando viene dato da mangiare senza bisogno di isolarlo o purificarlo”. (sole 24) A QUALCUNO PIACE CALDO (E QUADRATO) Un’anguria gelata può essere l’ideale per trovare sollievo dal caldo di un pomeriggio estivo, ma non è l’ideale se cercate un alimento nutriente. Secondo alcuni scienziati, infatti, le angurie tenute a temperatura ambiente sono più ricche di antiossidanti rispetto a quelle tenute in frigorifero. In particolare, possiedono il 20 % in più di licopene e il 138 % di beta-carotene. Raffreddare le angurie non solo evita la formazione delle sostanze nutrienti, ma sembra in grado di distruggere parte di quelli già formati. Le angurie quadrate prodotte in Giappone (vedi foto) sembrerebbero dunque inutili, per quanto ideali per occupare meno spazio nei frigoriferi. Non si tratta di organismi geneticamente modificati, ma di angurie fatte crescere in scatole di plastica quadrate per fargli assumere questa strana – e comoda – forma. PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 88 CURIOSITA’ A che VELOCITÀ DOVEVA MUOVERSI BABBO NATALE per CONSEGNARE REGALI a TUTTI i BAMBINI del MONDO? Alcuni scienziati americani si sono divertiti a calcolare ritmi e tempistiche che il generoso vecchietto dovrebbe sostenere per raggiungere i destinatari dei pacchi dono. A circa 8.180.295,55 chilometri orari. In base ai calcoli di Larry Silverberg, professore di Ingegneria meccanica e aerospaziale presso la North Carolina State University, Santa Claus avrebbe dovuto consegnare, nella notte di Natale, doni a circa 200 milioni di bambini disseminati su 517.997.622 chilometri quadrati. Poiché in ogni casa abitano, in media, 2,67 bambini, l'anziano benefattore avrebbe avuto circa 75 milioni di abitazioni da visitare, alla distanza media di 2,62 chilometri, e avrebbe dovuto percorrere pressappoco 196.340 chilometri. UN TRUCCHETTO PER RISPARMIARE TEMPO Per coprire questa distanza in sole 24 ore, Babbo Natale dovrebbe volare, con tanto di renne e slitta, a una velocità di 8.180.295,55 chilometri orari, circa 130 volte più lentamente rispetto alla velocità della luce, pari a 300 milioni di metri al secondo. Per farcela, propone Silverberg, potrebbe sfruttare quelle che lo scienziato chiama "nuvole relativistiche", che gli permetterebbero di dilatare il tempo come un elastico garantendogli diversi mesi per consegnare tutti i pacchetti, mentre per noi comuni mortali passerebbero solamente pochi minuti (suona un po' irrealistico, d'accordo. Ma per uno che riesce a volare con renne e portapacchi extralarge, sarebbe comunque un gioco da ragazzi). UNA CAROVANA DI SLITTE Ma Santa Claus potrebbe decidere di utilizzare, per risparmiare tempo, più slitte contemporaneamente. Se ne usasse 750, riporta il sito di Popular Science, ogni slitta dovrebbe viaggiare a circa 128,75 chilometri orari, uno scenario ben più realistico. «A quel punto basterebbe attaccare un paio di jet pack a ciascuna slitta e ci saremmo» commenta Silverberg. E IN ITALIA? Un discorso a parte merita la situazione italiana. Abbiamo provato a calcolare, in termini numerici, la fatica che costerebbe a Santa Claus la consegna dei pacchi dono solo nello Stivale. In Italia ci sono 10.837.854 bambini e ragazzi tra gli 0 e i 18 anni. In ogni famiglia, troviamo in media 0,4 bambini (2,4 componenti circa per ogni nucleo famigliare). Babbo Natale dovrebbe visitare quindi, in media 10 milioni di famiglie con un bambino, 33 famiglie per chilometro quadrato. Considerando che ogni casa con bambino dista dall'altra, in media, 174 metri, a Santa toccherebbe percorrere 1.740.000 chilometri. Per coprire questa distanza in 24 ore dovrebbe viaggiare alla velocità di 72 mila chilometri all'ora. PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 88 L’ANGOLO DELLO SPECIALISTA CANCRO AL COLON-RETTO: IL FUTURO TRA DIAGNOSI PRECOCI E TERAPIE “INTELLIGENTI” Insieme alle neoplasie del polmone, della prostata e della mammella costituisce uno dei quattro tumori più frequenti nei paesi occidentali e in Italia. Rappresenta circa l’11% di tutte le patologie tumorali dell’adulto, con circa 45 mila nuovi casi ogni anno in Italia, se si considerano tutti gli stadi di malattia. In un caso su quattro risulta inoperabile al momento della diagnosi, e circa un altro 25-35% delle neoplasie inizialmente operabili si ripresentano con la comparsa di metastasi a distanza. È il tumore del colon-retto, uno dei quattro “big killer” dei nostri tempi perché la diagnosi arriva, troppo spesso, in ritardo: "E' una neoplasia che, per lungo tempo, rimane asintomatica o con pochi sintomi spesso comuni ad altre patologie del tratto gastroenterico, come le malattie infiammatorie croniche dell’intestino, la rettocolite ulcerosa e la malattia di Crohn, e che perciò sono da considerare aspecifici". A parlare è Fortunato Ciardiello, Prof. Ordinario di Oncologia Medica della Seconda Università degli Studi di Napoli: "E così spesso, purtroppo, si giunge alla diagnosi di cancro del colon-retto quando si manifestano uno o più segni di neoplasia già localmente avanzata". SINTOMI-COME RICONOSCERLO - Dolore, senso di evacuazione incompleta (periodi di stitichezza alternati a periodi di diarrea), ostruzione al transito intestinale (occlusione intestinale fino al quadro clinico di addome acuto) sono i sintomi legati alla presenza di una massa tumorale che cresce nella parete dell’intestino. "Inoltre, a causa del sanguinamento da parte della zona infiltrata dalla massa tumorale, è possibile ritrovare sangue nelle feci che sarà sangue ‘vivo’ e più facilmente riconoscibile se la neoplasia è nella porzione terminale del grosso intestino, e quindi nel sigma e nel retto”. I FATTORI DI RISCHIO – Elementi predisponenti all’insorgenza del tumore al colon-retto sono, in particolare, l’esposizione ad agenti cancerogeni assunti con l’alimentazione "a cui si è esposti per motivi voluttuari, come l’abitudine al fumo di sigaretta e al consumo di alcol". Una proporzione più limitata di cancro del colon-retto, circa il 10%, si sviluppa poi secondo familiarità, "ovvero è dovuta alla presenza di alcune mutazioni in specifici geni che predispongono al cancro. In questi casi, individuata la famiglia i cui membri sono portatori del gene ‘malato’, è necessaria una più precoce vigilanza attiva che prevede il controllo dello stato di salute del colon attraverso l’uso della pancolonscopia in giovane età”. LA PREVENZIONE – La prevenzione delle neoplasie è oggi la più grande sfida di salute pubblica nei paesi occidentali. Le neoplasie sono malattie su base genetica causate dall’alterazione di geni fondamentali nel controllo della proliferazione e del differenziamento cellulare: “Queste alterazioni sono acquisite nella stragrande maggioranza dei casi, per le neoplasie solide dell’adulto tra cui il cancro del colon-retto, durante il corso della vita a causa dell’esposizione ad agenti cancerogeni. Una dieta classica di tipo mediterraneo, cioè ricca in verdure, frutta, legumi e povera in carni rosse, insieme al controllo del peso corporeo e del rischio di obesità, all’abolizione del fumo di sigaretta e al consumo moderato di alcol, sono i cardini per prevenire l’insorgenza delle neoplasie del colon-retto”. LE INNOVAZIONI NELLE CURE - La terapia del cancro del colon-retto ha subito un’importante evoluzione nel corso degli ultimi venti anni con notevoli successi nella possibilità di trattare in modo radicale e con alta probabilità di guarigione le forme di cancro localizzate all’intestino e quelle con diffusione metastatica ai linfonodi prossimali al tumore: “Inoltre è migliorato di molto l’approccio chirurgico che ha permesso sempre più frequentemente di effettuare interventi a fini curativi, ma che salvaguardassero l’integrità funzionale dell’intestino con la conservazione dell’ano anche nei casi più complessi, come i tumori localizzati nel retto”. Insieme al miglioramento delle tecniche chirurgiche, le PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 88 possibilità di guarigione sia agli stadi iniziali della malattia che in quelli localmente avanzati "sono state aumentate dall’introduzione di alcuni farmaci chemioterapici specifici per la terapia adiuvante e dall’integrazione della radioterapia nelle forme localizzate al retto”. SOPRAVVIVENZA IN FASE METASTATICA: da 12 a 30 mesi - Per quanto riguarda la terapia della malattia in fase metastatica, come per le altre neoplasie solide dell’adulto, la guarigione è quasi sempre impossibile. “Ma negli ultimi 15 anni l’introduzione di farmaci chemioterapici più efficaci (IRINOTECANO e OXALIPLATINO) accanto al farmaco più antico in questo campo (5-FLUOROURACILE), e in seguito l’introduzione di nuovi farmaci più selettivi per le cellule tumorali, i cosiddetti 'farmaci biologici' o meglio 'farmaci a bersaglio molecolare' - tra cui principalmente l'anticorpo monoclonale anti-angiogenesi BEVACIZUMAB e l’anticorpo monoclonale anti-recettore per il fattore di crescita epidermico CETUXIMAB - hanno nettamente migliorato la prognosi del cancro del colon rettometastatico". La sopravvivenza mediana dalla diagnosi è così passata da circa 12 mesi - quando era disponibile solo il 5-fluorouracile – a circa due anni-due anni e mezzo, con alcuni pazienti che vivono anche più a lungo, grazie a un corretto uso di tutti i farmaci oggi disponibili. "Questo avviene soprattutto quando la malattia metastatica è limitata al fegato: in questi casi, dopo una terapia medica efficace nel ridurre il numero e le dimensioni delle masse neoplastiche, il chirurgo può intervenire asportando le zone di fegato metastatico. Questo permette al fegato sano di ricostruire l’organo normale dopo l’intervento chirurgico. IL 30-50% DEI PAZIENTI IN CUI È STATO POSSIBILE ESEGUIRE QUESTA STRATEGIA TERAPEUTICA GUARISCE. Questi risultati, impensabili 15 anni fa, sono ottenuti grazie allo sviluppo di un approccio multidisciplinare, con la presa in carico del paziente da parte di un team di specialisti ( l’oncologo medico, il chirurgo epatobiliare, il radiologo, il gastroenterologo e l’anatomopatologo". LA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE: il test Kras - La terapia con farmaci a bersaglio molecolare ha permesso, per la prima volta, di cercare di personalizzare le scelte terapeutiche nel cancro in base alle caratteristiche biologiche molecolari e alla possibilità di avere farmaci selettivi per specifiche alterazioni presenti nelle cellule tumorali di ciascun paziente. "Questo permette di ottimizzare le scelte terapeutiche utilizzando farmaci molto potenti, ma anche molto costosi, solo in quei pazienti in cui c’è maggiore probabilità che tali farmaci abbiano efficacia terapeutica". Nella terapia del cancro del colon-retto metastatico il primo esempio di un test molecolare che è entrato nella routine clinica diagnostica per la scelta del trattamento con un farmaco a bersaglio molecolare è il test Kras: si tratta della ricerca di mutazioni specifiche presenti nelle cellule tumorali del cancro del colon-retto per un gene, detto appunto Kras, che risulta normale in circa il 60% dei pazienti con cancro del colon-retto metastatico e alterato nel restante 40%. "Quando il gene Kras risulta 'normale' è possibile effettuare con buone possibilità di successo la terapia con farmaci che agiscono bloccando il recettore per il fattore di crescita epidermico (EGFR). il cetuximab è uno di questi farmaci. L’aggiunta del cetuximab alla chemioterapia è un importante vantaggio per questi pazienti, in quanto incrementa le possibilità di ottenere una rapida e consistente riduzione della massa tumorale, presupposto indispensabile per ottenere una più lunga sopravvivenza. Inoltre nei casi di malattia con metastasi limitate al fegato questo trattamento, determinando la riduzione della massa tumorale, aumenta notevolmente le possibilità di rendere operabile il paziente e quindi di portare anche alla guarigione. Altri anticorpi monoclonali anti-EGFR sono attualmente in fase di sviluppo clinico". STUDI FUTURI PER TERAPIE PERSONALIZZATE SEMPRE PIÙ EFFICACI - Anche se molto efficaci questi farmaci non sortiscono gli stessi effetti in tutti i pazienti portatori del gene Kras 'normale' e può accadere che, inizialmente, il paziente risponda al trattamento, mentre successivamente il tumore riprende a crescere nonostante il trattamento farmacologico in atto. “Pertanto lo studio dei meccanismi di resistenza al trattamento con farmaci a bersaglio molecolare è una delle aree più importanti della ricerca biomedica. (M. Cesta)