Anno II – Numero 96 AVVISO Concorso straordinario: -Riepilogo Notizie in Rilievo • Scienza e Salute 1. Carcinoma polmonare. La low dose medicine può aiutare il sistema immunitario 2. I pediatri propongono di estendere la vaccinazione anti-HPV ai maschi Stili di vita e Salute 3. Presto un farmaco contro la dipendenza da cocaina 4. Cuore, i 40 enni non imparano dalle cattive esperienze Prevenzione e Salute 3. Tutti i vegetali vanno conservati in frigorifero? Venerdì 17 Gennaio 2013, S. Antonio abate CONCORSO STRAORDINARIO FARMACIE La data di scadenza per la presentazione delle domande, attraverso la piattaforma unica ww.concorsofarmacie.sanita.it realizzata dal ministero, è stata stabilita per il 16 febbraio 2013, ore 18.00. Le sedi a concorso sono 62 REGIONE N. SEDI a SCADENZA N. FORMA CONCORSO PARTECIPANTI ASSOCIATA Liguria Lazio Veneto Lombardia Toscana Piemonte Abruzzo Sicilia Marche TOTALE 89 279 224 343 131 147 85 222 62 1582 30/11/2012 13/12/2012 16/12/2012 19/12 2012 21/12/2012 22/12/2012 11/01 2013 11/01/2013 16/2/2013 941 2449 2270 3560 2071 1777 1223 339 1281 1003 1577 922 770 522 DOMANDE E RISPOSTA COME SI FA LA DECAFFEINIZZAZIONE? I chicchi di caffè sono prima inumiditi con vapor d’acqua e poi messi a contatto con anidride carbonica (CO2). Si fanno aumentare quindi temperatura e pressione, finché l’anidride carbonica assume caratteristiche intermedie fra un gas e un liquido Nutrizione e Salute (tecnicamente, si dice che passa allo stato 6. cinque porzioni di frutta e verdura al giorno rendono supercritico). La CO2 ad alta pressione agisce da sani: sette fanno felici solvente per la caffeina, estraendola dai chicchi. Il metodo è innocuo per la salute e anche Domande e economico. Un caffè decaffeinato deve avere Risposta Come si fa la meno dello 0,1% di caffeina, contro l’1,5-2% del decaffeinizzazione? caffè prima del trattamento. Anche per il tè e... il burro: Metodi simili sono usati anche per decaffeinare il tè e il cacao, che pure contengono caffeina (una tazza di caffè ne contiene 100 milligrammi, una di tè 40 e una di cioccolata 20), ma anche per preparare burro e lardo senza colesterolo e per estrarre l’essenza dai fiori di luppolo, usati nell’industria per aromatizzare la birra. PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 96 SCIENZA E SALUTE CARCINOMA POLMONARE. LA LOW DOSE MEDICINE PUÒ AIUTARE IL SISTEMA IMMUNITARIO Piccole dose di interleuchina-12 possono essere più efficaci delle normali terapie antitumorali ad alto dosaggio: il motivo è che riducono gli effetti collaterali, non intaccando i livelli dei linfociti “sani” che potrebbero aiutare a sconfiggere la patologia. La ricerca italiana pubblicata su Journal of Cancer Therapy. Si chiama “Low Dose Medicine”, ovvero medicina dei bassi dosaggi, ed è caratterizzata da un margine altissimo di sicurezza, un impatto ambientale nullo, minori costi globali di terapia, oltre all’abbattimento della spesa sanitaria causati dagli aventi avversi. Oggi, uno studio italiano dimostra definitivamente che questo approccio ha un ruolo d’avanguardia non solo nella cura dei lievi disturbi e delle patologie croniche, ma anche nel trattamento complementare di malattie ben più gravi come il carcinoma polmonare: il Centro Ricerche in Medicina Sperimentale San Giovanni Battista di Torino ha infatti pubblicato un lavoro su Journal of Cancer Therapy che dimostra come anche un minimo intervento farmacologico con le interleuchine può riequilibrare il sistema immunitario. STUDIO: Oggetto dello studio è infatti proprio il ruolo svolto dall’interleuchina-12 nel mantenere sotto controllo i livelli dei linfociti Th3, fondamentali “sentinelle” del nostro sistema immunitario, ma anche - se presenti in eccesso - responsabili dell’immunodeficienza in alcuni tipi di tumore. Finora, le alte concentrazioni farmacologiche normalmente utilizzate durante le terapie antitumorali riducevano i Th3, ma pregiudicavano anche i livello degli altri linfociti presenti nell’organismo, recando pregiudizio alla capacità dell’organismo di reagire bene alla malattia. Ricorrendo invece alle basse diluizioni della “low dose medicine” il risultato è stato positivo senza però gli effetti collaterali dimostrati dagli alti dosaggi. RISULTATI: hanno dimostrato che basse dosi di interleuchina-12 sono in grado di riequilibrare il sistema immunitario riducendo i linfociti Th3 e stimolando nel contempo altre cellule immunitarie in grado di combattere l’adenocarcinoma, ponendo le basi per il ricorso alla medicina low dose come strumento terapeutico efficace nella cura di questo tipo di tumori. (Farmacista on line) I PEDIATRI PROPONGONO DI ESTENDERE LA VACCINAZIONE ANTI-HPV AI MASCHI Estendere i programmi di prevenzione vaccinale contro il papilloma virus umano, causa del tumore al collo dell'utero e varie infezioni e quindi destinate alle sole adolescenti femmine, anche agli adolescenti maschi. E' la richiesta che arriva dalla Federazione italiana medici pediatri. Attualmente, ha ricordato il presidente G. Mele ''la vaccinazione e' gratuita per le ragazze dodicenni, ma ad oggi la percentuale di immunizzazione raggiunta tra la popolazione, nonostante la gratuita' del vaccino, e' solo del 56-60%''. Secondo Mele e' necessario ''un maggiore ruolo del pediatra di famiglia nell'indirizzare le famiglie verso tale decisione''. Inoltre, dal momento che ''sono in aumento le malattie veneree e si abbassa l'eta' dei primi rapporti sessuali tra gli adolescenti, e' importante che, per prevenire infezioni correlate tale vaccinazione venisse estesa anche ai maschi''. (Sn) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 96 STILI DI VITA E SALUTE PRESTO UN FARMACO CONTRO LA DIPENDENZA DA COCAINA Il nepicastat potrebbe essere utile come farmaco contro possibili ricadute da dipendenza da cocaina. Il nepicastat, inibitore della beta-idrossilasi della dopamina, si e' rivelato efficace nell'inibire l'impulso a riassumere cocaina dopo una terapia di disintossicazione negli animali in laboratorio. In primavera il National Institute on Drug Abuse negli Stati Uniti promuovera' test clinici sull'efficacia del nepicastat sugli esseri umani con una storia di dipendenza dalla cocaina. Lo STUDIO e' stato pubblicato sulla rivista Neuropsychopharmacology. "I principali fattori di rischio per una recidiva da dipendenza da cocaina negli esseri umani sono lo stress, le amicizie sbagliate e gli effetti collaterali degli stessi farmaci", ha spiegato l'autore della ricerca David Weinshenker della Emory University. "Adesso siamo in grado di dimostrare - ha aggiunto - che nepicastat indebolisce l'impulso di assumere cocaina negli animali in terapia per cocaine-addiction dopo un lungo periodo di pausa. Nepicastat riesce quindi ad intervenire in quella fase in cui la persona dipendente si sente ormai al sicuro dalla sua tossicodipendenza ed e' piu' a rischio ricadute". Precedenti studi hanno dimostrato che nepicastat riesce a rendere l'assunzione della cocaina meno piacevole. (Neuropsychopharmacology) PREVENZIONE E SALUTE TUTTI i VEGETALI vanno CONSERVATI in FRIGORIFERO? Il freddo rallenta il metabolismo di frutta e verdura, e per questo permette di conservarle più a lungo. Una volta staccati dalle piante, infatti, i vegetali continuano a respirare (consumano ossigeno ed emettono anidride carbonica), ma in assenza di acqua e sostanze nutritive si degradano: le basse temperature rallentano tutte le reazioni chimiche e la respirazione, mantenendole integre per un tempo più lungo. Al naturale. Il freddo, però, non è necessario per le cipolle, che si conservano bene anche a temperatura ambiente, e non fa bene ai pomodori perché li rende meno gustosi, interferendo con le sostanze chimiche cui si deve il loro sapore. Ed è da evitare per le patate: trasforma il loro amido in uno zucchero che le rende sgradevoli al palato e, durante la frittura, fa sì che vengano prodotte maggiori quantità di acrilamide, una sostanza nociva che si forma ad alte temperature nei cibi ricchi di carboidrati (come le patatine e gli alimenti impanati). Le patate conservate al freddo, infatti, tendono a imbrunirsi di più quando friggono, e al Politecnico di Zurigo hanno dimostrato che il contenuto di acrilamide è proporzionale alla doratura dei cibi. (Focus) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 96 NUTRIZIONE E SALUTE CINQUE PORZIONI DI FRUTTA E VERDURA AL GIORNO RENDONO SANI: SETTE FANNO FELICI La ricerca su 80 mila britannici. Ma i nutrizionisti sono cauti: «Mangiare troppo di qualunque cosa non fa mai bene» Volete essere felici? Aggiornate la regola del cinque, intesa come le porzioni di frutta e verdura da mangiare ogni giorno, e portatela almeno a sette per non dire otto: in questo modo, non solo la vostra salute ne gioverà, ma anche il vostro umore migliorerà, al punto da farvi sentire più allegri e meglio disposti verso il futuro. STUDIO: o almeno questa è la teoria emersa da una ricerca, condotta all’Università di Warwick su 80mila britannici e pubblicata sul Social Indicators Research: in base, infatti, alle risposte su dieta quotidiana, esercizio fisico e benessere generale, è stato possibile attribuire un voto da 0 a 10 alla soddisfazione personale dei partecipanti al test, scoprendo così che maggiore è il numero di porzioni di frutta e verdura assunte in una giornata (l’ideale è fra sette e otto, da 80 grammi ciascuna) e più elevato è il punteggio ottenuto quanto a felicità generale, con differenze di almeno un punto in più rispetto a chi non mangia «verde» praticamente mai o quasi (un quarto del campione mangia da zero a una sola porzione di frutta e verdura al giorno, mentre appena un decimo arriva a 5 e oltre). RISULTATI: «Questo studio mostra risultati sorprendenti e che ci hanno sbalordito quando li abbiamo analizzati – è il commento del prof. A. Oswald al Daily Mail – anche se non è ancora chiaro come si attui questo processo di generale benessere dell’organismo o se abbia qualcosa a che fare con la biochimica. Sappiamo che frutta e verdura contengono molti antiossidanti, ma non abbiamo idea di come questi possano eventualmente agire sulla nostra mente e sulle nostre emozioni». LA CRITICA - Quanto al tipo di frutta e verdura da preferire per aumentare il proprio livello di felicità, la ricerca non fa distinzioni, spiegando che la sola cosa che conta è consumarne il più possibile, per ottenere un giovamento che sia anche mentale e non più soltanto fisico. Un suggerimento che però il prof. A. Ghiselli - nutrizionista - invita a prendere con prudenza, perchè mangiare troppo di qualunque cosa non fa mai bene. «Se parliamo di otto porzioni da 80 grammi, è un discorso, ma per le linee-guida italiane le porzioni giornaliere raccomandate sono di 150 grammi, quindi quasi il doppio, e così ci si ritroverebbe a mangiare un chilo di frutta, che è davvero eccessivo. Quanto allo studio in questione, premesso che gli antiossidanti in questo caso non c’entrano niente, perchè non hanno alcun effetto sullo stress, credo che per avere una riprova alla loro teoria gli scienziati dovrebbero somministrare frutta e verdura ad un gruppo di persone arrabbiate, per vedere se davvero il loro umore migliora, dopo aver consumato le sette-otto porzioni previste. In realtà, direi che è vero il contrario di quanto sostenuto: ovvero, una persona mangia frutta e verdura perchè sta bene, visto che è stato dimostrato che chi soffre di depressione ed è sotto stress tende a consumare cibi più grassi». (S. Marchetti) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 96 STILI DI VITA E SALUTE CUORE, I 40ENNI NON IMPARANO DALLE (CATTIVE) ESPERIENZE Ci si può fidare degli interventi di angioplastica, ma non dei pazienti più giovani che non abbandonano i cattivi stili di vita (Rappresentaz. grafica di uno stent, Fig.) Chi si ritrova con le coronarie mal messe prime dei 40 anni e deve ricorrere al palloncino e poi allo stent, ha buone probabilità che questi interventi lo preservino da ulteriori problemi nel medio-lungo periodo. A meno che il cuore sia già stato seriamente danneggiato o che il paziente perseveri con uno stile dei vita a rischio, prima di tutto con il fumo. Questo il messaggio di una ricerca effettuata in più centri cardiologici e pubblicata sull’American J. of Cardiology. GIOVANI SOLO PER L'ETÀ - A illustrare i risultati è E. Meliga, cardiologo interventista dell’Osp. Mauriziano di Torino che ha coordinato lo studio. «Ci siamo chiesti quale fosse il destino dei pazienti che devono subire precocemente un’angioplastica con impianto di stent. Abbiamo individuato oltre 200 casi, 9 su 10 maschi, trattati nel corso di un quinquennio. L’età media era davvero bassa, 36 anni circa, e la maggior parte dei pazienti sono giunti alla nostra attenzione a seguito di infarto miocardico o sindrome coronarica acuta». Effettivamente si trattava di un gruppo di persone con predisposizione a malattie coronariche sia in termini di fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione, ipercolesterolemia, obesità, diabete), sia per la abitudine al fumo, riferita dai tre quarti dei pazienti. RISULTATI: «I dati clinici indicano chiaramente che, specialmente in questo tipo di pazienti, il fumo ha un peso determinante nel danneggiare le coronarie. Inoltre, abbiamo notato come in genere fossero presenti al momento del ricovero più fattori di rischio cardiovascolare misconosciuti: solo il 5% di questi infatti aveva in passato fatto accertamenti o assunto farmaci per controllare la pressione, l’ipercolesterolemia, il diabete, fidandosi troppo della giovane età e dell’ingannevole convinzione di essere in salute. Il tipo di lesioni presenti sulle coronarie di questo gruppo era qualitativamente simile a quelle che si trovano nei pazienti più anziani, come a dire che il mix di fumo e predisposizione individuale ha accelerato il processo di invecchiamento». DARSI UNA REGOLATA - L’angioplastica ha avuto successo e rare complicazioni nell’immediato, ma la questione interessante era capire come andassero le cose a distanza di tempo. «Dopo un periodo di osservazione medio di circa due anni, quasi il 90% dei nostri pazienti non ha avuto eventi cerebrali o cardiovascolari maggiori, come morte, ictus, infarto e necessità di un re-intervento sulle coronarie prosegue il cardiologo -. Peraltro i problemi si sono concentrati in quel ristretto sottogruppo di pazienti che avevano una funzione cardiaca compromessa dai primi episodi di malattia o che avevano continuato a fumare». La morale della storia non è difficile da capire, forse più difficile da applicare: per evitare di trovarsi a 40 anni con le coronarie di un uomo di 20 o 30 anni più vecchio, bisogna ricercare uno stile di vita salutare (la ricetta comprende la rinuncia al fumo, all’eccesso di alcol, l’alimentazione moderata per quantità e selezionata per qualità, l’attività fisica) e una visita dal medico anche se ci si sente in gran forma, magari dal cardiologo se in famiglia c’è qualcuno che ne ha avuto bisogno in passato. Soprattutto non vale la pena di sfidare la sorte se è già stata benevola una prima volta, permettendo di risolvere con l’angioplastica una minaccia per la vita almeno all’inizio ignorata. Ecco perché non ha senso perseverare con il fumo. Qualche dato a conforto di chi non è molto motivato a buttare via la sigaretta: dopo un anno dalla cessazione il rischio di infarto si riduce del 50%, dopo 5 anni il rischio di malattia coronarica grave e dopo 5-15 anni il rischio di ictus ritornano gli stessi dei non fumatori. (M. R. Valetto)