Anno II – Numero 99 AVVISO Nuova composizione del CdA FederFARMA.CO Notizie in Rilievo • Prevenzione e Salute 1. I raggi X fanno venire il cancro? Si, ma….. Medicina Pratica 2. Crampi muscolari durante la corsa, come posso farli sparire? Igiene e Influenza 3. Come si lavano le mani a regola d’arte? Curiosità Che cosa succede quando un fulmine colpisce un aereo? Il Trinidad Moruga Scorpion, il peperoncino più forte del mondo. Mercoledì 23 Gennaio 2013, S.Emerenziana CHE COSA SUCCEDE QUANDO UN FULMINE COLPISCE UN AEREO? Un fulmine ha colpito l'aereo del presidente francese Hollande, mentre era in volo per Berlino. Ma in aereo siamo al sicuro? Recentemente un fulmine ha colpito l'aereo del neopresidente francese Hollande, mentre era in volo per Berlino. L'aereo è rientrato e Hollande è ripartito da Parigi alla volta di Berlino con un altro aereo. I fulmini colpiscono regolarmente ogni aeroplano, una volta l’anno circa (o ogni 1000 ore di volo). Ma raramente causano incidenti. Il motivo principale è che gli aeroplani hanno una struttura metallica, cioè conduttrice di elettricità: la corrente scorre sulla superficie della fusoliera e non raggiunge l’interno, proseguendo la sua corsa nel vuoto. Come in auto: È lo stesso motivo per cui anche un’automobile fornisce un buon riparo in caso di temporale. Tuttavia ciò non basta a offrire assoluta sicurezza ai passeggeri dei voli. Incendi in volo: l’8 dicembre 1962, per esempio, un fulmine colpì un Boeing 707, incendiando il deposito di carburante e causando la morte di 81 passeggeri. Oggi, gli aerei statunitensi ed europei hanno un sistema di protezione che previene gli incendi al serbatoio, e un altro sistema per proteggere i circuiti elettronici di controllo. Di conseguenza, gli incidenti sono estremamente rari. L’ultimo in Europa risale al 1981. Nuova composizione Consiglio di Amministrazione FederFARMA.CO Il nuovo CdA ha proceduto alla nomina del nuovo Presidente, il Dr. Cesare Guidi e del Vicepresidente, il Dr. Vittorino Losio. Al Dr. Antonello Mirone è stato affidato l’incarico di Segretario verbalizzante con compiti di raccordo tra la Presidenza e il Consiglio di Amministrazione. CALABRIA:Concorso Straordinario Farmacie La Regione CALABRIA ha pubblicato il bando di concorso straordinario per l'apertura di nuove sedi farmaceutiche per assegnare 91 sedi farmaceutiche nell'ambito del proprio territorio regionale. È possibile presentare domanda di partecipazione dal 23/01/2013 alle ore 18:00 del 21/02/2013 . PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 99 PREVENZIONE E SALUTE I RAGGI X FANNO VENIRE IL CANCRO? SÌ, MA… I pericoli sul lungo periodo per chi si sottopone a controlli: «Se servono vanno fatti, ma bisogna calibrare rischi e benefici» Le radiazioni ionizzanti (a cui si viene sottoposti durante alcuni esami come le Tac di nuova generazione) sono potenzialmente dannose per la salute, perché potrebbero nel tempo causare i tumori, ma bisogna anche valutare il pericolo che corrono i pazienti se non si sottopongono ad analisi necessarie oggi per determinare la presenza di un’eventuale malattia. È questa la conclusione riportata da un gruppo di studiosi sulla rivista Radiology, dove sottolineano l’importanza di far eseguire ai malati i controlli necessari nell’immediato, perché i rischi futuri di sviluppare una forma di cancro indotta dalle radiazioni sono inferiori a quelli di non individuare e curare in modo adeguato patologie potenzialmente mortali. MEGLIO LE RADIAZIONI - L’esposizione alle radiazioni per le tomografie e altre analisi ha spesso richiamato l’attenzione di medici e pazienti negli ultimi anni. «Molto spesso ci si è focalizzati sulle probabilità e il pericolo di ammalarsi di tumori radio-indotti. Ma questo approccio può avere conseguenze scorrette, specie quando i medici devono decidere quali esami far eseguire. È quindi fondamentale che gli specialisti, nel momento in cui prescrivono un esame, pesino bene i rischi e i benefici per i malati, sia sul lungo termine, ma anche nell’immediato». Gli autori dello studio, di recente hanno calcolato (tramite modelli matematici) i rischi a cui vanno incontro i pazienti operati per un tumore ai testicoli e sottoposti, nei 10 anni successivi, ai controlli con tomografia computerizzata. «Questa forma di cancro - colpisce soprattutto giovani uomini che devono poi eseguire diversi controlli per anni. Per lo più i pazienti guariscono, ma il numero di radiazioni a cui vanno incontro è notevole. Ciononostante, gli esiti della ricerca evidenziano che è più rischioso non sottoporsi alle tomografie computerizzate (esponendosi dunque al pericolo di morire di cancro, perché non si seguono i dovuti controlli) piuttosto che sviluppare un nuovo tumore radio-indotto». I PERICOLI DEI RAGGI X: «I raggi X che fanno male sono quelli inutili - commenta Andrea Veltri, prof. di Radiologia all’Univ. di Torino. In altri termini, i Colleghi del Massachusetts General Hospital dicono la stessa cosa: usare le radiazioni ionizzanti è pericoloso, ma tale rischio di cancro radio-indotto a distanza di tempo va rapportato al rischio di non diagnosticare, e quindi non curare, altre malattie potenzialmente mortali a più breve termine. L’argomento è diventato attuale con lo sviluppo delle nuove apparecchiature TC (tomografia computerizzata), che negli ultimi anni hanno consentito diagnosi molto più rapide e accurate, ma al "costo" di una maggior irradiazione della persona in esame. Tale costo consiste nella certezza di un aumento del rischio di cancri radio-indotti nei prossimi decenni». I raggi X sono radiazioni ionizzanti, che causano danni cosiddetti "genetici" e correlabili con lo sviluppo di cancro, ma questo evento non è direttamente proporzionale al n. di esami eseguiti. RUOLO DI MEDICI E RADIOLOGI - «Molti studi - hanno tentato di quantificare, su modelli probabilistici, il numero di tumori causati dall’esposizione a raggi X a scopo diagnostico, giungendo a stime anche del doppio rispetto al rischio indotto dalla radiazione naturale. Si tratta però di stime: da un lato l’organismo può riparare i danni genetici, dall’altro, la cura della malattia immediata è più importante della possibile malattia futura». In ogni caso, la consapevolezza del rischio deve indurre a due riflessioni: «La prima - è che bisogna considerare sempre il rapporto tra rischi e benefici quando si usano le apparecchiature che erogano dosi maggiori di raggi X. La seconda è che si devono utilizzare tali apparecchiature riducendo al minimo l’erogazione di raggi necessaria per ottenere la diagnosi. Questo è responsabilità dei radiologi, che devono seguire rigorosamente i criteri di giustificazione e ottimizzazione previsti dalla legge. (V. Martinella) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 99 MEDICINA PRATICA CRAMPI MUSCOLARI DURANTE LA CORSA, COME POSSO FARLI SPARIRE? I consigli dell'esperto: esercizi graduali e stretching, cibi ricchi di minerali come potassio e magnesio e scarpe comode Per smaltire i chili di troppo, ho ripreso da qualche tempo a fare attività fisica, correndo nel weekend, ma sono afflitto da un fastidioso problema: i crampi. Sono dolorosissimi, mi vengono prevalentemente ai polpacci, di solito dopo meno di un'ora di corsa anche a ritmo blando, e mi impediscono di continuare. Ho cercato di bere di più e di alimentarmi in maniera diversa, ho provato anche alcuni integratori, ma senza successo. Che cosa posso fare quando mi vengono i crampi? E come far sparire definitivamente questo disturbo? Risponde Gianfranco Beltrami Docente Corso di laurea in Scienze motorie, Università di Parma. Un'alterazione dei complessi meccanismi della contrazione muscolare, spesso favorita da un eccessivo carico di lavoro, dallo scarso allenamento, dalla fatica fisica e a volte anche dalla disidratazione, con perdita di sali minerali, è la causa più comune dei crampi muscolari. Per chi ne soffre, buona norma è incrementare l'intensità e la durata dell'esercizio fisico in maniera graduale e costante, evitando di strafare, specialmente se si viene da un periodo di lunga inattività. Nel suo caso, consiglio di provare inizialmente ad alternare la corsa lenta con una marcia veloce, allenandosi possibilmente non solamente nel weekend, ma almeno una o due volte anche durante la settimana, lasciando dopo ogni allenamento almeno un giorno per il recupero. È poi necessario che pratichi regolarmente esercizi di stretching, sia all'inizio dell'attività sia, soprattutto, al termine: questi esercizi di allungamento dovranno interessare tutti i muscoli degli arti inferiori. Prima di iniziare l'allenamento è importante fare qualche esercizio di riscaldamento generale. Per quanto riguarda l'alimentazione, allo scopo di ridurre l'incidenza dei crampi, è consigliabile un pasto leggero consumato almeno due o tre ore prima dell'allenamento. È opportuno assumere cibi ricchi di sali minerali, soprattutto potassio e magnesio antiossidanti, calcio e vitamine del gruppo B che favoriscono la contrazione muscolare. Mandorle, noci, pesche, mele, pesce, spinaci e mais sono particolarmente ricchi di magnesio; le banane e la frutta in generale contengono potassio, mentre latte, yogurt e latticini sono ricchi di calcio. Specialmente nella stagione estiva e per le persone che costituzionalmente sudano molto è importante una buona idratazione, bevendo sia prima dell'attività fisica che durante, circa ogni venti minuti. Utile anche assumere una quota maggiore di sale da cucina con gli alimenti. Anche gli indumenti possono essere importanti: vanno evitate calze e scarpe strette: vanno indossate calzature confortevoli e calzini di cotone traspiranti e comodi, oltre a indumenti adatti, evitando impermeabili e tute dimagranti. Se, seguendo queste regole, i crampi persistono, è lecito pensare a qualche alterazione muscolare, oppure a un disturbo circolatorio o dei nervi ed è quindi opportuno consultare lo specialista. Quando si è colpiti dai crampi bisogna assolutamente fermarsi cercando di allungare immediatamente il muscolo interessato. Nel caso, molto frequente, del crampo del polpaccio, bisogna spingere in maniera dolce ma progressiva la parte anteriore del piede, cioè la punta, verso il ginocchio. Utile anche massaggiare la zona interessata. (G. Beltrami) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 99 CURIOSITA’ IL TRINIDAD MORUGA SCORPION, IL PEPERONCINO PIÙ FORTE DEL MONDO. Vi piace mangiare piccante? Non temete neppure la più tosta cucina calabrese? Se il piccante per voi non è mai abbastanza provate a dare un morso, a vostro rischio e pericolo, al Trinidad Moruga Scorpion, il peperoncino più forte del mondo. È stato giudicato il più piccante del pianeta da esperti del New Mexico State University's Chile Pepper Institute. Dimensioni considerevoli: Grande come una palla da golf, il re dei peperoncini è originario dell'isola di Trinidad e si è aggiudicato il primato facendo registrare il punteggio record di 1.4 milioni sulla scala di Scoville. Questa scala misura la piccantezza dei peperoncini in base alla quantità di capsacinoidi — l'elemento che dà la sensazione di piccante - presenti in un'unità di prodotto. Per avere un'idea della forza devastante di un Trinidad Moruga Scorpion basti pensare che il peperoncino medio, quello normalmente utilizzato in cucina, ha una forza di 5000 Scoville. I valori della scala vanno da 0 (per un normale peperone), a 16 milioni (per la capsaicina pura). A scoppio ritardato: «Ne assaggi un morso e non sembra così male, ma poi comincia a bruciare sempre di più». Irritante: Il Trinidad Moruga Scorpion è così potente che la sua polvere è riuscita anche ad attraversare i guanti di lattice dei ricercatori provocando spiacevoli irritazioni. Mangiarne uno intero significa procurarsi dei guai: non solo la classica sensazione di lingua in fiamme ma vero e proprio dolore, ammoniscono i ricercatori. Un singolo peperoncino di questa specie è sufficiente per rendere molto piccanti tutti piatti di una famiglia per una settimana. Eppure, assicurano gli esperti, se utilizzato a piccole dosi, ha un sapore particolarmente gradevole. Provare per credere. La scala di Scoville: A misurare la piccantezza è la Scala di Scoville, dal cognome del farmacista americano Wilbur Scoville, che la sviluppò nel 1912. La scala determina l’attività della capsaicina – la sostanza responsabile del piccante – sui recettori del calore della lingua. I valori vanno da 0 (per un normale peperone), a 16 milioni (per la capsaicina pura). Basandosi su questa unità di misura,: il Trinidad Moruga Scorpion raggiunge 1.463.700 Shu (Scoville heat unit), il Naga Viper 1.382.000 , l’Infinity Chilli 1.067.000 il Naga Jolokia 1.041.000. Pizzicori nostrani: Fra gli italiani, il peperoncino calabrese raggiunge i 15 mila Shu, mentre altri peperoncini non superano le 5 mila unità. La Scala di Scoville è usata anche per misurare l’attività della capsaicina presente in altri prodotti: lo spray urticante della polizia Usa raggiunge i 5 milioni di Shu. (Focus) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 99 IGIENE E INFLUENZA COME SI LAVANO LE MANI A << REGOLA D’ARTE>>? Accanto ai farmaci e ai rimedi naturali, ecco un trucco per calmare il bruciore: i suffumigi di acqua bollente, bicarbonato o olio balsamico. Per superare indenne la stagione dell’influenza un buon metodo è lavarsi spesso e bene le mani. Questo accorgimento, all’apparenza banale, è una delle azioni più efficaci per ridurre il rischio di infezioni respiratorie, gastrointestinali e cutanee. «Le mani sono un ricettacolo di germi, dei quali solo circa il 20% è rappresentato da microrganismi che risiedono normalmente sulla cute senza creare danni - spiega Fabrizio Pregliasco, del Dipartimento di scienze biomediche per la salute dell’Università di Milano -. A questi però possono aggiungersi virus e batteri che circolano nell’aria o con cui veniamo in contatto toccando le più diverse superfici. E può bastare poco per trasferire questi microbi dalle mani alla bocca, e quindi per ammalarsi. Tuttavia lavando bene le mani, soprattutto in alcune circostanze, si limitano i rischi». Come vanno lavate le mani? «Acqua, normale sapone, accurato sfregamento, abbondante risciacquo e attenta asciugatura: questi sono i principali passaggi di quello che viene definito il lavaggio sociale, quello che ognuno di noi compie ogni giorno. Il tutto dovrebbe durare almeno 40-60 secondi, mentre in genere non vi si dedicano più di 10-20 secondi. L’obiettivo non è sterilizzare le mani, ma allontanare il più possibile la flora batterica transitoria. Per fare ciò è molto importante sfregare bene le mani col sapone e poi, dopo il risciacquo, asciugarle bene, meglio con una salvietta monouso, specie se si è fuori casa. Quest’ultimo passaggio è importante perché l’umidità può favorire la moltiplicazione dei microrganismi, sminuendo così l’efficacia della pulizia. Altrettanto importante è chiudere il rubinetto e aprire la porta usando un fazzoletto di carta». Meglio il sapone o i prodotti disinfettanti? «I saponi con disinfettanti o antisettici hanno senso solo in alcune circostanze, per esempio in ospedale. Le mani sporche degli operatori sanitari sono le prime responsabili della diffusione di infezioni ospedaliere. Uno dei momenti più delicati in ospedale è la preparazione a un intervento chirurgico: in questi casi il medico deve lavarsi in modo più meticoloso. Questo tipo di lavaggio, detto chirurgico, dura di più, prevede l’uso di antisettici e di uno spazzolino o di una spugnetta monouso per rimuovere meglio lo sporco. Infine, quando si è fuori casa e non c’è un bagno si può ricorrere a piccoli dispenser da usare a secco contenenti soluzioni disinfettanti a base alcolica». Quando è particolarmente importante lavarsi le mani? «I momenti "critici" sono: dopo la preparazione dei cibi, dopo aver toccato un animale, dopo essersi soffiati il naso, aver tossito o starnutito. E ancora, prima di mangiare, di cucinare, di medicare ferite o di indossare lenti a contatto». Non è sbagliato, però, lavarsi troppo le mani? «Lavarsi le mani non deve diventare una mania: troppi lavaggi possono diventare nocivi perché si rischia di eliminare anche i germi buoni, favorire irritazioni e facilitare fenomeni di sensibilizzazione allergica». (A. Sparvoli)