Anno III – Numero 466 AVVISO Ordine 1. UCFI: nasce la sezione di Napoli dei Farmacisti cattolici Italiani 2. Ordine: nuovo sito web Notizie in Rilievo Scienza e Salute 3. Per il tumore al seno tamoxifene in gel al posto delle pastiglie 4. Illuminare» i brutti ricordi: così diventeranno belli 5. Sindrome da rientro per un italiano su due, ecco dieci dritte per spuntarla Lunedì 01 Settembre 2014, S. Egidio Proverbio di oggi…….. A Pulecenella ‘o vedono sulo quanno va ‘ncarrozza ORDINE: NUOVO SITO WEB. SUPERATI I 600.000 CONTATTI Tanto spazio in più per i nostri contenuti, approfondimenti e video, divisi nella home page di sezione. Responsivo, multimediale, sempre più verticale, social, personalizzato. Un progetto innovativo e unico: www.ordinefarmacistinapoli.it, è stato completamente ripensato nella grafica, nell'uso, nei contenuti. Responsivo e Multimediale: i contenuti saranno fruibili nello stesso identico modo anche su mobile e Tablet. Cambiano i mezzi, restano identici la grafica, l'ordine, la fruizione. Una navigazione free, semplice e coinvolgente. PERCHÉ IL MARE È BLU SE L’ACQUA È TRASPARENTE? Prevenzione e Salute 6. Macchie bianche sulla pelle? Segno che si è preso troppo sole 7. Vuoi dormire meglio? Mangia più riso Domande e Risposte 8. Perché il mare è blu se l’acqua è trasparente? La luce del sole è formata da tante onde di lunghezza e di colore diversi (tutte insieme formano il colore bianco). Quando le onde attraversano l’acqua del mare, vengono assorbite (alcune più velocemente, altre meno) e i colori si perdono poco alla volta: scompaiono prima il rosso e il giallo, che hanno minore energia, seguiti dal verde e dal viola. La luce blu invece resiste perché ha una maggiore capacità di penetrazione: ecco perché il mare ha questo colore. Anche la luminosità del cielo (che si riflette nell’acqua) influenza, in parte, il colore del mare, che infatti ha tonalità diverse se il cielo è nuvoloso o limpido (“Effetto Raman”). La luce solare che colpisce la terra è composta da tutti i colori dell'iride: mescolati assieme formano la luce bianca. In particolare, la componente blu della luce solare ha la proprietà di essere riflessa in tutte le direzioni dalle molecole dell'atmosfera, mentre le altre componenti colorate della luce solare passano attraverso l'atmosfera senza essere riflesse. Per questa ragione, soltanto la componente blu della luce viene diffusa e, dunque, il cielo ci appare blu. SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 466 SCIENZA E SALUTE PER IL TUMORE AL SENO TAMOXIFENE IN GEL AL POSTO DELLE PASTIGLIE All’orizzonte un cambio nella cura ormonale del cancro al seno con vantaggi per le pazienti: meno effetti collaterali a parità di efficacia. Per ora testato su 26 donne Spalmare un gel sulla pelle invece di prendere un farmaco in pastiglia. È questa la nuova frontiera della terapia ormonale per le donne con un tumore al seno non invasivo secondo una ricerca americana della Northwestern University e pubblicata sulla rivista Clinical Cancer Research. A parità di efficacia il gel, concentrando il medicinale là dove serve (nel seno), ridurrebbe al minimo l’esposizione nel resto dell’organismo e causerebbe minori effetti collaterali. Promettente, ma servono conferme: Finora il gel a base di tamoxifene, da applicare sulla cute nell’area mammaria, ha superato la seconda fase di sperimentazione e, nelle pazienti con un carcinoma intraduttale, si è rivelato efficace nel ridurre la crescita di cellule cancerose tanto quanto lo stesso medicinale in pillole, ma con minori effetti collaterali. Dopo 6-10 settimane di applicazione cutanea del medicamento, infatti, la riduzione di un parametro significativo da valutare (un marker della crescita delle cellule tumorali nel tessuto del seno) era simile a quella registrata con la cura orale. «Potrebbe essere una svolta molto importante, se questi risultati venissero confermati su un’ampia popolazione di pazienti. Per ora il nostro studio ha coinvolto 26 donne, tra i 45 e gli 86 anni, con una diagnosi di carcinoma intraduttale sensibile agli estrogeni. Ogni giorno, metà di loro ha preso la pillola e l’altra metà ha spalmato il gel». Secondo Khan, infine, il gel potrebbe essere efficace in quelle pazienti che per ora non traggono vantaggio dalle compresse perché non hanno, nel fegato, gli enzimi necessari ad attivare il medicinale assunto per bocca. Ridurre gli effetti collaterali: Il tamoxifene è la terapia ormonale “storica” nel trattamento del cancro della mammella, è stato registrato in Italia oltre 30 anni fa ed è stato considerato a lungo il farmaco di riferimento, efficace sia per curare il tumore che nel ridurre il successivo rischio di recidiva. La cura può causare alcuni effetti collaterali come vampate di calore e sudorazione, aumento di peso; può indurre menopausa prematura, problemi di fertilità, sbalzi di umore e depressione accrescere il rischio che si creino di coaguli di sangue (trombosi); inoltre, in rari casi, a distanza di anni può causare l’insorgenza del tumore all’endometrio, la mucosa che riveste l’interno dell’utero. Stando agli esiti dello studio i livelli di farmaco circolanti nel sangue sono minori se il medicinale, attraverso la pelle, viene direttamente assorbito dai tessuti mammari. In questo modo, dunque, si riducono ulteriormente possibili conseguenze quali trombosi o tumori uterini. «È sicuramente una possibilità affascinante per il futuro. Certo va testato in modo più completo, sia per l’efficacia che per la tollerabilità, che peraltro sembra buona. Proprio nei minori effetti collaterali starebbe l’importante vantaggio della formulazione in gel, che potrebbe migliorare la qualità di vita delle donne e convincerne un numero crescente ad accettare la cura per prevenire le recidive. Non poche pazienti, infatti, dopo essere state sottoposte con successo all’intervento chirurgico, oggi rifiutano la terapia ormonale proprio a causa delle possibili conseguenze indesiderate». (salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 466 PREVENZIONE E SALUTE MACCHIE BIANCHE SULLA PELLE? SEGNO CHE SI È PRESO TROPPO SOLE Il dermatologo Monti: «Compaiono spesso sulle gambe e non se ne vanno più. Utili l’autoabbronzante e alcune tecniche rigenerative» Piccole, bianche, dei tondi quasi perfetti. A prima vista quelle macchie disseminate qua e là sulle gambe sembrano un’antiestetica micosi, un banale fungo della pelle: una crema, qualche precauzione e la cute tornerà uniforme come prima. Ma a toglierci ogni illusione è il prof. Marcello Monti, responsabile dell’Unità operativa di Dermatologia dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Mi), che rivela: «Queste chiazze, ahimè, non se ne vanno più. Sono lo scotto da pagare per essersi esposti troppo, e male, al sole. Compaiono verso i cinquant’anni, quando la pelle inizia a mostrare i primi segni di invecchiamento, e si distribuiscono prima sulla parte anteriore delle gambe, la zona più esposta alla luce solare, poi sulle braccia». Per i dermatologi, sono un importante indice per capire quanto la persona si è crogiolata sotto il solleone. Per chi le ha, un campanello d’allarme che avvisa di mettere freno alla tintarella. Insomma, meno sole, più ombra. Melanociti addio: Ma come mai si formano? «Il perché è ancora tutto da scoprire. Di certo si sa che, in quella precisa zona, i melanociti, le cellule deputate alla produzione di melanina, il pigmento che dà colore alle pelle, spariscono, impedendo così alla cute di abbronzarsi». Macchie che le donne, però, faticano ad accettare. Anche perché, accanto alle bianche, presto o tardi, si formeranno quelle di colore marrone, tipiche dell’età che avanza. Insomma, un effetto dalmata poco piacevole. Che fare? Sì all’autoabbronzante: «Stabilito che in quella parte del corpo non ci si abbronza più, è inutile affidarsi alla crema solare. Meglio ricorrere all’autoabbronzante, che aiuta a mascherare le macchie. Una soluzione che piace ai medici e soddisfa chi patisce le chiazze bianche». Un aiuto rigenerante: Le vie d’uscita non finiscono qui. A darci una mano è anche la dermatologia rigenerativa che, grazie a tecniche specifiche, ringiovanisce la pelle, cercando di limitare i danni provocati dai raggi solari. «Tra queste, c’è la terapia fotodinamica - prosegue Monti -. Si tratta di una lampada che emette una luce rossa in grado di far reagire, attraverso un foto sensibilizzante precedentemente applicato, ed eliminare, le cellule danneggiate dal sole, donando al tessuto cutaneo un colorito più sano. Mentre le macchie bianche si vedono meno. Un’altra tecnica è la Needling (dall’inglese needle, cioè ago): un particolare strumento manda velocemente avanti e indietro una serie di aghi che si conficcano nell’epidermide e nel derma, lo strato intermedio della cute. L’obiettivo è sempre lo stesso: stimolare la pelle a rispondere. Infine, c’è il Micropeeling. Si passano sulle gambe alcune soluzioni contenenti acido glicolico e salicilico, così da accelerare il processo di desquamazione e facilitare la rigenerazione delle cellule epiteliali. Sia chiaro, però: queste tecniche non mirano a cancellare le macchie bianche ma a migliorare la situazione generale della pelle danneggiata dall’esposizione al sole». Stop (o quasi) alle creme: Un tema spinoso, difficile da fare accettare, eppure semplice da capire, è come difendersi dai raggi ultravioletti. «Chi è vittima dell’invecchiamento della pelle dovuto al sole non trova nelle creme solari il rimedio ideale. Nemmeno se si affida a quelle ad alta protezione - avvisa il dermatologo -. La ragione? Una volta spalmate, si esauriscono rapidamente e ci si dimentica di rimetterle, con il rischio di rimanere al sole per ore e ore senza alcuno schermo. Così le macchie bianche saranno sempre più evidenti. Un circolo vizioso che può essere spezzato se si coprono le gambe con un bel pareo o un asciugamano. O, meglio ancora, se si sta il più possibile all’ombra». PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 466 SCIENZA E SALUTE ILLUMINARE» I BRUTTI RICORDI: COSÌ DIVENTERANNO BELLI Al Mit una tecnica per invertire le emozioni legate alla memoria Cuori infranti, la rivincita è scritta nella luce. Anche i brutti ricordi, quelli che fanno soffrire di più, possono essere spazzati via. Anzi, meglio, possono essere tramutati in un bei ricordi, come in un incantesimo. L'incantesimo della luce è scientifico. Ci stanno lavorando gli scienziati del Center for Neural Circuit Genetics del Massachusetts Institute of Technology. Anche se lo studio, pubblicato su Nature, non è la risposta a problemi di cuore, ma a traumi ben più gravi e violenti, come quelli che innescano il disturbo da stress post-traumatico, la strada per arrivare alla cura è affascinante per tutti, tanto da sembrare la trama di un film di fantascienza. Proprio come nel film Total Recall nel quale al protagonista Arnold Schwarzenegger venivano “iniettati” falsi ricordi, il team di Tonegawa sta sfruttando la luce per modulare selettivamente l'attivazione della memoria: si chiama optogenetica è potrebbe essere la chiave per una terapia cellulare mirata. Il meccanismo con cui i ricordi vengono immagazzinati nel cervello è ormai sufficientemente chiaro. La memoria viene registrata nei neuroni dell'ippocampo, mentre il controllo delle emozioni è regolato dall'amigdala. In questa "rete" sta il trucco per invertire la relazione tra i due centri cerebrali. Lo staff di Tonegawa è riuscito a “etichettare” i ricordi con un proteina sensibile alla luce inserita nei neuroni. Già in una prima fase i ricercatori hanno visto come fosse possibile manipolare le emozioni, attivando selettivamente alcuni ricordi e non altri grazie alla luce. Successivamente è stato stimolato per “ricordare” situazioni positive, come la compagnia di una topolina, oppure negative, una lieve scossa elettrica. Una volta contrassegnati i neuroni associati, i ricercatori non solo sono riusciti ad attivare dall'esterno uno o l'altro gruppo di neuroni, ma hanno dimostrato che è possibile intervenire sui circuiti neurali che fanno parlare ippocampo e amigdala per associare in maniera definitiva brutti ricordi a emozioni positive e alleviare così la sofferenza che essi provocano. (Salute, Sole 24ore) VUOI DORMIRE MEGLIO? MANGIA PIÙ RISO Questo alimento ha, infatti, un indice glicemico più alto di quello di altri cibi ricchi di carboidrati, come pasta e pane, e aumenta il livello di una proteina che, a sua volta, regola i livelli di serotonina, il cosiddetto “ormone del buonumore” coinvolto anche nel meccanismo di induzione del sonno. E' quanto emerge da una ricerca pubblicata sulla rivista Plos One. STUDIO: analizzati 1.848 persone di età compresa tra 20 e 60 anni dal punto di vista alimentare, facendo loro annotare tutte le volte in cui mangiavano noodles, pane o riso, e dal punto di vista del sonno, valutandone la qualità secondo una scala di riferimento utilizzata a livello internazionale. RISULTATI: chi consumava più riso rispetto ad altri carboidrati come la pasta o il pane riposava meglio. L'ipotesi avanzata nello studio è che questo alimento avendo un indice glicemico (che misura la velocità di trasformazione di carboidrati in zuccheri nel sangue) più alto di quello degli altri cibi ricchi di carboidrati fa aumentare i livelli di una proteina, il triptofano, favorendo la produzione di serotonina, che tra le altre funzioni ha anche quella di conciliare il sonno. (Salute, Il Mattino) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 466 SCIENZA E SALUTE SINDROME DA RIENTRO PER UN ITALIANO SU DUE, ECCO DIECI DRITTE PER SPUNTARLA Come non farsi accasciare dal "trauma" di fine vacanza Gli esperti spiegano che circa la metà degli abitanti del Belpaese accusa i sintomi della sindrome del rientro che consiste nell'essere "fisicamente appesantiti, psicologicamente non ancora pronti, in apprensione per le responsabilità e i carichi di lavoro incombenti". Sul sito "In a bottle" è stato stilato un decalogo per affrontare al meglio il "trauma" della fine della vacanza. Il sondaggio - Il sito ha intervistato 1.100 italiani, scoprendo che: già durante gli ultimi sgoccioli di vacanza circa sei italiani su dieci evitano di pensare alla routine che li aspetta, ma anche alle ansie del posto di lavoro (47%), al ritorno alla vita da pendolare (32%) e alla sveglia presto al mattino (21%). I rimedi, per gli specialisti, "sono chiari: corretta idratazione, sana alimentazione e giusto approccio psicofisico". Secondo Michele Cucchi, psichiatra e direttore sanitario del Centro medico Santagostino di Milano, "la sindrome da rientro può essere caratterizzata da senso di stanchezza, difficoltà di concentrazione, mal di testa, sensazione di stordimento, confusione, attivazione neurofisiologica con tachicardia, ipersudorazione, dolori muscolari, oltre che sintomi a maggior connotazione affettiva come perdita di entusiasmo, irritabilità, rimuginio e chiusura relazionale". Dieci consigli per un ritorno sprint:- Ecco le dritte degli esperti 1. Dedicarsi ad attività piacevoli per favorire il relax durante gli ultimi giorni di vacanza prima del ritorno a casa 2. Già nell’ultima settimana di vacanza regolare la sveglia all’ora abituale del "risveglio città" per iniziare ad allenare l’organismo 3. Continuare a svolgere attività all‘aria aperta poiché viene stimolata la produzione di endorfine che migliorano il tono dell‘umore 4. Programmare il rientro e riprendere con gradualità gli impegni 5. Seguire orari regolari dei pasti 6. Fare cinque piccoli pasti al giorno 7. Bere regolarmente acque ricche di sali minerali 8. Continuare a consumare grandi quantità di frutta e verdure fresche e di stagione 9. Ridurre l’apporto calorico per chi è in sovrappeso 10. Eliminare l’alcol per un mese (Salute, Tgcom24)