Anno III – Numero 523
Mercoledì 19 Novembre 2014, S. Fausto
AVVISO
Proverbio di oggi………..
Ordine
1. Campagna
antinfluenzale 20142015
2. Crisi occupazionale:
Istituito un fondo di
solidarietà per i colleghi
iscritti all’ albo in stato
di disoccupazione
3. Ordine: Corsi Ecm
gratuiti
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
4. Siamo tutti un po’ lupi
mannari?
Il sonno si riduce con la
luna piena
ï‚·
Prevenzione e
Salute
5. Occhi protetti e
intestino in salute:
tanti motivi per
mangiare le rape
bianche
6. Se lasciate sempre il
piatto pulito rischiate di
mangiare quasi il
doppio
7. Mal di testa in ufficio
per un italiano su
quattro
'O lietto se chiamma "Rosa", si nun se dorme s'arriposa
ORDINE: DI SEGUITO LE ATTIVITÀ
DELL’ORDINE A PHARMEXPO
Dal 21 novembre al 23 novembre 2014, Mostra d’Oltremare.
L’Ordine insieme a Federfarma
Napoli sarà presente con il suo
stand.
Data e Sala
Corso ECM / Convegno
Venerdì 21,
ore 14.30
Sala Capri, Pad. 6
DEFICIT NEUROCOGNITIVI,
Accesso corso FAD: “Dalla farmacia dei servizi alla farmacia delle ideeâ€
5 crediti + 18 crediti ECM
LA VIGILANZA DELLA FARMACIA APERTA AL PUBBLICO
Accesso corso FAD: 15 crediti ECM
“Allergie ed intolleranza: linee guida nel trattamento omeopaticoâ€
LA RESPONSABILITÀ DEL FARMACISTA NELL’USO DEL DEFIBRILLATORE
AUTOMATICO ESTERNO A 13 ANNI DALLA L.N. 120
Accesso corso FAD: “Dalla farmacia dei servizi alla farmacia delle ideeâ€
18 crediti ECM
GLI INTEGRATORI IN GRAVIDANZA
Accesso corso FAD: “Dalla farmacia dei servizi alla farmacia delle ideeâ€
5 crediti + 18 crediti ECM
LE NUOVE FRONTIERE DELLA TERAPIA FARMACOLOGICA:
I FARMACI BIOTECNOLOGICI.
Il ruolo dei farmacisti nella dispensazione e nell’allestimento
Accesso corso FAD: 15 crediti ECM
“Allergie ed intolleranza: linee guida nel trattamento omeopaticoâ€
LA CEFALEA
Accesso corso FAD: “Dalla farmacia dei servizi alla farmacia delle ideeâ€
5 crediti + 18 crediti ECM
PROCESSO AGLI INTEGRATORI ALIMENTARI
Accesso corso FAD: 15 crediti ECM
“Allergie ed intolleranza: linee guida nel trattamento omeopaticoâ€
MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI
Accesso corso FAD: “Dalla farmacia dei servizi alla farmacia delle ideeâ€
18 crediti ECM
Venerdì 21,
ore 16.30
Sala Sorrento, Pad. 5
Venerdì 21,
ore 17.00
Sala Ischia, Pad. 5
Sabato 22
ore 9.00
Sala Capri, Pad. 6
Sabato 22
ore 9.00
Sala Ischia, Pad. 6
Sabato 22
ore 14.30
Sala Capri, Pad. 6
Sabato 22
ore 16.30
Sala Ischia, Pad. 6
Domenica 23
ore 11.30
Sala Ischia, Pad. 6
SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it
iBook Farmaday
E-MAIL:
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PAGINA 2
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 523
SCIENZA E SALUTE
SIAMO TUTTI UN PO’ LUPI MANNARI?
IL SONNO SI RIDUCE CON LA LUNA PIENA
Il plenilunio accorcia la durata del riposo di circa 20 minuti, rendendo anche più
difficile addormentarsi. Le fasi lunari hanno un impatto sulle nostre vite
Stando alle leggende, vampiri e lupi mannari sono ben svegli nelle notti di luna piena. Ma non solo
loro: tutti noi, secondo ricerche recenti, siamo condizionati dal
plenilunio e tendiamo a riposare meno e peggio quando la
luna è nel suo massimo splendore.
Lo studio più nuovo in proposito arriva dall’Università di
Göteborg, in Svezia, dove Michael Smith ha provato a
registrare per diverse notti le caratteristiche del sonno e
l’attività cerebrale di 47 volontari adulti.
I risultati mostrano che il plenilunio accorcia la durata del
riposo di circa 20 minuti, rendendo anche più difficile
addormentarsi.
Il sonno profondo si riduce del 30%: con la luna piena
impieghiamo almeno cinque minuti in più del solito per
addormentarci e soprattutto si riduce del 30% la fase di sonno profondo. Come se non bastasse, in
coincidenza con il plenilunio diminuiscono i livelli circolanti di melatonina, l’ormone che favorisce il
torpore, e i volontari partecipanti allo studio hanno riferito pure di aver dormito peggio.
«Piuttosto, nei giorni di luna piena la corteccia cerebrale sembra più reattiva e sensibile - spiega Smith.
L’effetto si registra in entrambi i sessi, mentre sono soprattutto gli uomini a risentire delle difficoltà ad
addormentarsi e dell’accorciamento della durata del sonno. I dati suggeriscono che vi sia una sorta di
orologio biologico interno regolato dalle fasi lunari, ma i meccanismi alla base sono tuttora
sconosciuti».
Le fasi lunari e l’impatto sulle nostre vite
«A oggi nessuno è riuscito a chiarire l’influenza della luna piena sul sonno - interviene Lino Nobili,
coordinatore del Centro per la diagnosi e la cura dei disturbi del sonno dell’ospedale Niguarda di
Milano -. Il fatto che non riusciamo a spiegarne il motivo, però, non significa che il fenomeno non
esista, anche se servono ulteriori studi per caratterizzarlo meglio».
Le fasi lunari hanno un impatto sulle nostre vite, basti pensare al ciclo mestruale femminile; ma per
quale motivo avremmo mantenuto, per quanto sotto traccia, un orologio biologico “lunare†anche per
i ritmi sonno-veglia?
Secondo Christian Cajochen, dell’Università svizzera di Basilea, il ritmo circalunare sarebbe un retaggio
del passato: «I primi umani forse avevano un sonno più leggero nelle notti di luna piena perché il
chiarore li esponeva agli attacchi dei predatori.
Le origini del fenomeno potrebbero perdersi ancor di più nella notte dei tempi, quando i padroni della
Terra erano i dinosauri e si svilupparono i primi mammiferi: quei nostri lontanissimi antenati erano
costretti a vivere soprattutto di notte ed erano più attivi con la luce lunare al massimo, perché di giorno
dovevano nascondersi dai grandi rettili.
Alcuni animali hanno tuttora un ritmo riproduttivo governato dalla luna:
è possibile che la leggera riduzione del sonno nell’uomo sia l’eredità di ere remote in cui pure noi
dovevamo riprodurci durante i pleniluni».
(Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 523
PREVENZIONE E SALUTE
OCCHI PROTETTI E INTESTINO IN SALUTE:
TANTI MOTIVI PER MANGIARE LE RAPE BIANCHE
Una porzione fornisce più del 100% del fabbisogno quotidiano di vitamina C
Una porzione per una persona adulta contiene circa :
 70 calorie,
 0 grammi di grassi,
 16 grammi di carboidrati (tra cui 10 grammi di zucchero e 4 di
fibre),
 2 grammi di proteine,
 fornisce oltre il 100% del fabbisogno giornaliero di vitamina C,
 circa il 14% del fabbisogno quotidiano di potassio
 il 10% di vitamina B6, acido folico e rame
sono queste le principali caratteristiche nutrizionali della rapa bianca,
ortaggio della famiglia delle crucifere, meno conosciuto - ma altrettanto
benefico - rispetto a cavoli, broccoli e rucola.
Molti sono i benefici per l'organismo che derivano dal consumo
di questo vegetale. Tanto per iniziare, grazie al contenuto di potassio e nitrati che fluidificano il
sangue e favoriscono l'elasticità delle pareti dei vasi sanguigni, le rape bianche aiutano a tenere sotto
controllo la pressione sanguigna.
Grazie in particolare al sulforafano (una sostanza in grado di inibire l'azione di un enzima coinvolto
nella progressione delle cellule tumorali) ma anche ad altre sostanze antiossidanti in esse contenute
risultano preventive nei confronti dello sviluppo di diverse neoplasie.
E' merito poi dell'alto contenuto di fibre e di acqua se facilitano il funzionamento dell'intestino,
favorendo la digestione e l'eliminazione delle scorie dall'organismo e riducendo il rischio di
costipazione, diverticolite e infiammazioni (le fibre, inoltre, aumentano la sensazione di sazietà ,
favorendo il mantenimento - e il raggiungimento - del peso-forma).
L'alto contenuto di vitamina C, infine, fa sì che la rapa - così come le altre crucifere - svolga un ruolo di
una certa importanza nella protezione degli occhi dai danni procurati dai raggi ultravioletti.
E, infine, è stato ormai scientificamente accertato che il consumo quotidiano di alimenti ricchi di fibre
riduce l'insorgenza di infiammazioni a livello intestinale e favorisce un sano sviluppo del sistema
immunitario, contenendo il rischio di sviluppare patologie correlate alle infiammazioni tra cui obesità ,
diabete, neoplasie e malattie cardiovascolari.
In cucina spazio alla fantasia: diversi sono infatti i modi in cui le rape bianche possono essere
cucinate. Lessate, in padella, gratinate al forno o sotto forma di purè, come contorno ai secondi piatti;
insieme ad altre verdure, in minestroni e passati di verdure, in alternativa ai primi.
I più arditi possono anche prendere in considerazione, infine, l'idea di consumarle frullate o
centrifugate.
(Salute, Il Sole 24ore)
PAGINA 4
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 523
Se lasciate sempre il piatto pulito rischiate di
mangiare quasi il doppio
Basterebbe utilizzare stoviglie di misure contenute e riempirle
solo all’80% per ridurre automaticamente l’eccesso di cibo
Siete anche voi amanti della “scarpetta†e per questo membri onorari del
“Club del piatto pulito� Non temete, siete in ottima compagnia: una ricerca del Food and Brand Lab
della Cornell University ha da poco dimostrato che in media gli adulti mangiano quasi tutto ciò che
mettono nel piatto.
Un “Club del piatto pulitoâ€, appunto, di cui fa parte la maggioranza delle persone più o meno ovunque:
Katherine Abowd Johnson, l’autrice dello studio, ha infatti perlustrato circa 1200 ristoranti di 15 diversi
Paesi di tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla la Finlandia, fino alla Corea e Taiwan, valutando ciò che
avanzava nei piatti dei commensali. Scoprendo che dappertutto, senza distinzioni né di cultura né di
sesso, gli adulti spazzolano il 92% di quello che c’è nel piatto.
La «zuppa senza fondo»: Una tendenza incoercibile, dimostrata anche da un esperimento condotto
con una speciale scodella di zuppa “senza fondoâ€, riempita continuamente, ma impercettibilmente, di
cibo attraverso un tubicino nascosto alla base della ciotola: gli inconsapevoli commensali a cui è
toccata la stoviglia senza fondo, pur di ripulire la scodella, hanno mangiato il 73% di zuppa in più
rispetto agli altri.
Che sia colpa delle innumerevoli esortazioni a finire quel che c’è nel piatto che molti, da piccoli, si
sono sentiti fare dai genitori? Non è certo, ma di sicuro questa è una pessima abitudine, perché un
altro studio ha dimostrato come i piccoli continuamente spronati a ripulire il piatto finiscano poi per
essere più “mangioniâ€, tanto da consumare quasi il doppio del cibo rispetto a chi è lasciato più libero di
far avanzare qualcosa quando si sente sazio.
La capacità di «ascoltarci»: Perché in fondo tutto sta proprio nel migliorare la nostra capacità di
“ascoltarci†e capire quando non abbiamo più fame.
Ristorante a parte, nella maggioranza delle occasioni siamo noi stessi a servirci le pietanze che
mangeremo, perciò, come spiega Johnson: «Sapendo che probabilmente finiremo tutto, dovremmo
essere più attenti alle porzioni, chiedendoci quanto appetito abbiamo realmente».
«Bisogna anche dire - che non sempre i piatti osservati nello studio in giro per il mondo erano
stracolmi, soprattutto quando erano i commensali a servirsi da soli. Insomma, gli adulti spesso
finiscono tutto perché già prima di mettersi a tavola sanno quanta fame hanno o che cosa vorranno
mangiare. Non a caso il “club del piatto pulito†è assai meno affollato di membri sotto i 18 anni:
abbiamo verificato che bambini e ragazzi mangiano in media solo il 59 % di ciò che c’è nel piatto,
perché spesso non apprezzano tutti i cibi che scelgono al ristorante o perché, servendosi da soli, non
sono perfettamente consapevoli di che cosa piacerà loro davvero».
Piatti di dimensioni contenute: Ciò che più conta è ascoltare la propria fame, senza aver paura di
lasciare qualcosa se la porzione del ristorante è eccessiva e, a casa, aiutandoci con piccoli trucchi che
riducono automaticamente quel che mettiamo nel piatto: usare stoviglie piccole, ad es., ci porta a
servirci quantità minori di cibo, mentre con quelle grandi inevitabilmente finiamo per abbondare.
«Il cibo dovrebbe occupare i tre quarti del piatto: è questa la “misura “ che dobbiamo vedere per
sentirci soddisfatti. Si stima inoltre che circa il 20% del pasto potremmo farlo avanzare senza per
questo sentirci poco sazi: usare piatti di dimensioni contenute e riempirli all’80% di quanto ci verrebbe
spontaneo è, perciò, molto utile per limitare le porzioni, riducendo l’eccesso di cibo quasi senza
accorgersene». (Salute, Corriere)
PAGINA 5
FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 523
PREVENZIONE E SALUTE
MAL DI TESTA IN UFFICIO
PER UN ITALIANO SU QUATTRO
Uno studio italiano segnala l’impatto delle cefalee sulla
qualità di vita e i fattori i che possono facilitarne la
comparsa: i consigli per un ufficio «anti- mal di testa»
Non si muore di mal di testa, ma non per questo le cefalee possono essere derubricate a problema
secondario o di scarsa importanza per la salute. Per accorgersene basta scorrere i dati di una ricerca
dell’Unità di Medicina del Lavoro dell’IRCCS Fondazione Maugeri di Pavia, pubblicata di recente sul
Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia: gli attacchi di mal di testa colpiscono infatti
soprattutto persone giovani, nel pieno della loro vita lavorativa, riducendo tantissimo la loro qualitÃ
di vita e soprattutto compromettendo non poco il rendimento in ufficio. Tanto che al 15% dei
lavoratori capita di assentarsi dal lavoro per un mal di testa, mentre se invece scelgono di restare alla
scrivania la produttività cala del 35%; tutto questo ha un costo non irrilevante, calcolato in circa 420
euro a testa all’anno di perdite economiche “da mal di testaâ€.
Giovani e donne i più colpiti: Le donne sono le più colpite: una su cinque soffre di cefalee più o
meno ricorrenti, contro il 5-6 % degli uomini. «I motivi sono noti solo in parte, anche se certamente
hanno un ruolo le variabili fisiologiche legate al ciclo mestruale. L’età in genere è compresa fra 25 e
55 anni, quindi proprio nel pieno dell’età lavorativa.
Chi ne soffre sta davvero male, vive nella paura di un nuovo attacco, nei due o tre giorni al mese in cui
arriva la cefalea può diventare impossibile avere una vita normale o tener fede ai propri impegni.
Purtroppo il mal di testa primario, che non dipende cioè da alcun problema organico diagnosticabile, è
sottovalutato soprattutto perché il sintomo coincide con la malattia: se sottoponiamo a TAC un
paziente che soffre di cefalee non troviamo nulla di diverso da un cervello “sanoâ€, non abbiamo
accertamenti diagnostici oggettivi ma solo valutazioni cliniche di ciò che riferisce il paziente». Di
conseguenza, il mal di testa viene considerato spesso un disturbo di poco conto.
Grosso impatto sul lavoro: La realtà è tutta diversa, perché i dati raccolti dai medici del lavoro
indicano che oltre alle ripercussioni sul benessere personale e la qualità di vita il mal di testa comporta
costi elevatissimi dovuti sia al trattamento (chi non le prova tutte perché il fastidio passi, buttando giù
pillole su pillole?), sia alle assenze dal lavoro e alla perdita di produttività : secondo le stime degli
esperti, la sola emicrania in Europa costa ogni anno ben 27 bilioni di euro.
C’è di più: lo studio sottolinea che proprio l’ambiente di lavoro può favorire gli attacchi, per cui proprio
da lì dovrebbero partire strategie di prevenzione. «Bisogna agire sui fattori di rischio che provocano il
mal di testa nei diversi casi. Molti, ad es., ne soffrono in conseguenza di un lavoro a turni: modificarli in
maniera da alterare il meno possibile l’orologio biologico e minimizzare la probabilità di cefalea può
aiutare non poco questi pazienti.
Anche la postazione di lavoro fa la differenza: la posizione di testa, collo e schiena, la luce eccessiva, i
rumori di troppo, gli sbalzi di temperatura sono elementi che possono contribuire a scatenare il mal di
testa, per cui vanno tenuti sotto controllo assicurandosi che i lavoratori abbiano una scrivania e un
ufficio adeguati.
Infine, conta parecchio il benessere psicologico generale: disagi e stress correlati al lavoro sono oggi
sempre più frequenti, anche per l’informatizzazione delle nostre vite. Internet ed email che ci
raggiungono ovunque ci hanno reso più efficienti ma sollecitano troppo la nostra psiche. Siamo
insomma più affaticati mentalmente rispetto al passato, e questo favorisce la comparsa di mal di testa:
per prevenirlo occorre anche riappropriarsi di tempi lavorativi meno contratti». (Salute, Corriere)