Anno III – Numero 527
AVVISO
Ordine
1. Campagna
antinfluenzale 20142015
2. Crisi occupazionale:
Istituito un fondo di
solidarietà per i colleghi
iscritti all’ albo in stato
di disoccupazione
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
3. Danni causati al fegato
da un antimicrobico nei
saponi
4. La cura ai tumori:
«Radioterapia abbinata
a chirurgia e farmaci»
5. Calvizie: contro
l'alopecia ora c'è la
medicina rigenerativa
Prevenzione e
Salute
6. Quando il troppo
stretching può avere
anche effetti negativi
7. I turni di notte fanno
ingrassare: si bruciano
meno calorie
Martedì 25 Novembre 2014, S. Caterina d’Alessandria
Proverbio di oggi………..
'O pietto forte vence 'a mala sciorta
QUANDO IL TROPPO STRETCHING PUÃ’
AVERE ANCHE EFFETTI NEGATIVI
Non bisogna esagerare per non arrivare a una sorta di
assuefazione. Piuttosto è importante curare allo stesso tempo lo
sviluppo della forza muscolare
Faccio molti esercizi di stretching e flessibilità .
Pratico tanti sport e generalmente faccio stretching
dopo spinning o dopo lunga camminata in
montagna. Con tutto lo stretching che faccio dovrei
avere i muscoli in pessime condizioni e invece sto benissimo. Chi ha ragione?
Risponde Gianfranco Beltrami, prof. all’Università degli Studi di Parma e
specialista in Medicina dello Sport e Cardiologia.
Le informazioni che ha sentito sono effettivamente errate. Lo stretching riduce
la tensione muscolare, migliora la coordinazione e la propriocezione (cioè la
presa di coscienza del proprio corpo), previene traumi muscolari e tendinei, e
migliora l’escursione articolare. È però anche vero che non bisogna esagerare,
perché mantenere l’allungamento delle fibre muscolari per lunghi periodi può
condurre ad una sorta di assuefazione che, riducendo il segnale che genera il
riflesso dell’allungamento, può perfino arrivare a favorire certi tipi di traumi,
specialmente se si effettua lo stretching prima di una gara.
Come prevenire traumi: Per poter allenare correttamente la flessibilità , è
necessario sviluppare parallelamente anche la forza muscolare mediante
esercizi con un numero alto di ripetizioni, a basso carico, ed eseguite
lentamente, naturalmente effettuati dallo stesso distretto muscolare sul quale
si lavora con lo stretching. Questo tipo di preparazione è utile per aumentare
la resistenza muscolare e la forza del tessuto connettivo associato al muscolo,
diminuendo i rischi del sovrallenamento e di eventuali microlesioni che
potrebbero derivare da un avventato utilizzo di esercizi di allungamento.
Continui pertanto a fare stretching, possibilmente con la guida di un istruttore
qualificato. (Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 527
SCIENZA E SALUTE
DANNI CAUSATI AL FEGATO
DA UN ANTIMICROBICO NEI SAPONI
Il triclosan accusato di scatenare fibrosi epatica e cancro. Ma lo studio è stato
effettuato soltanto sui topi e con lunghissima esposizione ad alte concentrazioni
Un antimicrobico molto comune nei prodotti per l’igiene personale, il Triclosan, può attaccare il fegato
e danneggiarlo seriamente causando fibrosi epatica o il tumore.
Lo studio sull’additivo, un conservante e antibatterico usato in molti saponi per le mani e in prodotti
per la casa, è dell’University of California ed è stato pubblicato sulla rivista “Proceedings of the
National Academy of Sciencesâ€.
Lo studio su topi da laboratorio: La ricerca ha scoperto che l’esposizione a lungo termine di topi di
laboratorio al Triclosan altera i meccanismi molecolari fino a danneggiare il funzionamento del fegato
e scatenare una fibrosi epatica e il cancro.
«L’aumento della diffusione del Triclosan rappresenta un rischio di tossicità epatica per le persone,
superando il vantaggio moderato che può rappresentare come detergente antimicrobico», spiega
Robert H. Tukey, docente di chimica e autore dello studio.
Il lavoro ha dimostrato come il Triclosan compromette la funzionalità del fegato nei topi esposti a
questa sostanza per 6 mesi (un tempo equivalente nell’uomo a 18 anni) causando una maggiore
suscettibilità e frequenza di neoplasie al fegato.
Il Triclosan - suggerisce lo studio - è pericoloso perché interferisce con lo sviluppo del recettore
dell’androstano, una proteina responsabile del metabolismo di sostanze chimiche estranee al corpo. Il
danno provocato a questa proteina causa una proliferazione di cellule epatiche e nel tempo una fibrosi
epatica.
Recenti studi hanno trovato tracce di Triclosan nel 97% dei campioni di latte materno e nelle urine di
quasi il 75% delle persone testate. «Potremmo ridurre una quota importante dell’impatto di questo
antimicrobico eliminandolo dove è quasi inutile nel rapporto quantità -benefici, ovvero dai saponi
liquidi. Mentre si potrebbe lasciare nei dentifrici, dove la sua quantità è molto bassa», propone Tukey.
«Le concentrazioni cui siamo esposti di solito sono basse»
«Non creerei allarmismo», commenta Franco Scaglione, direttore della Scuola di specializzazione in
Farmacologia Medica dell’Università degli Studi di Milano:
«Le concentrazioni cui normalmente siamo esposti sono basse, non certo paragonabili a quelle cui
sono sottoposti i topi in laboratorio.
Certo se uno usa quattro-cinque cosmetici o saponi contenenti Triclosan ogni giorno, più il dentifricio,
l’esposizione aumenta, ma gli studi parlano comunque di pericolosità ad alte dosi». È da anni che ci
sono sospetti su questa sostanza. Alcune case produttrici di detergenti per la persona e la casa
avevano dichiarato di volerla bandire dai prodotti.
«Capisco la precauzione, visto che il fegato è il laboratorio dove vanno tutte le sostanze estranee e
tossiche», ammonisce Gaetano Ideo, Epatologo Clinico. «Ma i livelli di esposizione e concentrazione
sono importanti per creare eventuali danni - ricorda Ideo - ; si pensi che il paracetamolo è tossico ad
alti dosaggi e può persino arrivare a distruggere il fegato.
Lavarsi le mani col sapone è davvero fondamentale, ma per la pulizia giornaliera non servono i saponi
contenenti disinfettante.
Basterebbe prestare un po’ più attenzione nei confronti dei prodotti che si usano».
(Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 527
PREVENZIONE E SALUTE
LA CURA AI TUMORI: «RADIOTERAPIA ABBINATA A
CHIRURGIA E FARMACI»
Molte le innovazioni, dalle radiazioni guidate da immagini in 3D per colpire
meglio il bersaglio agli adroni. Ma la tecnologia da sola non basta, centrale il ruolo
del medico
Sempre più integrata alla chirurgia, alla chemioterapia e ai nuovi farmaci. Prima o dopo gli altri
trattamenti, capace di migliorare gli esiti delle altre
cure o loro indispensabile «preparazione», il futuro
della radioterapia è sicuramente in ascesa. Secondo
recenti stime entro dieci anni verrà utilizzata
nell’85% dei pazienti a cui viene diagnosticato un
tumore, ma già oggi ha un ruolo determinante nella
gestione di molte forme di cancro.
«Nei tumori più diffusi, come quelli di prostata,
mammella e colon, la radioterapia da sola o
associata a chirurgia e farmaci svolge un ruolo
fondamentale - sottolinea Riccardo Maurizi Enrici,
presidente dell’Associazione Italiana di Radioterapia
Oncologica.
Uno dei campi di maggiore interesse attualmente è
l’integrazione tra la moderna radioterapia e le target therapies, quei farmaci bersaglio che ora
consentono di curare un gran numero di pazienti neoplastici, da soli o in combinazione con
radioterapia e chemioterapia».
Seno, prostata, polmone: le radiazioni sono parte integrante o esclusiva della cura
Recenti studi hanno dimostrato che nei tumori al seno la radioterapia eseguita dopo la chirurgia riduce
il rischio di recidiva di circa il 75% e deve quindi essere considerata parte integrante del trattamento
conservativo delle neoplasie in stadio iniziale.
«Un dato molto importante, perché per ogni quattro recidive evitate si evita una morte per carcinoma
mammario. Inoltre - precisa l’esperto - nel carcinoma prostatico le radiazioni raggiungono, da sole o
associate alla terapia ormonale, risultati di efficacia sovrapponibili all’intervento di prostatectomia
tradizionale o robotica».
Un altro es. è quello delle neoplasie polmonari di stadio iniziale in pazienti inoperabili per comorbiditÃ
(ovvero per la presenza di altre patologie che rendono impossibile effettuare un intervento), per età o
per scelta del paziente stesso:
in quest’ambito i risultati del trattamento di radioterapia stereotassica eseguito in 3-8 sedute
giornaliere mostrano che si riesce a controllare localmente la malattia in oltre il 90% dei casi, con una
tossicità minima e comunque ben gestibile con la terapia idonea.
«A proposito dell’integrazione fra radiazioni e target therapies è stato anche dimostrato radioterapia
può contribuire a ritardare l’inizio della chemioterapia in pazienti con malattia diffusa, cioè
metastatica.
In casi selezionati, grazie alla possibilità di colpire eventuali lesioni che sfuggono al controllo dei
farmaci target perché diventano resistenti è così possibile ottenere remissione della malattia per un
periodo duraturo».
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 527
Immagini tridimensionali per colpire meglio il bersaglio
In altri casi ancora, invece, le radiazioni sono utili prima dell’intervento chirurgico, in associazione alla
chemioterapia, per diminuire il volume di una massa neoplastica che prima non era operabile e poi lo
diventa. O per permettere una resezione chirurgica più conservativa, con un evidente vantaggio sulla
qualità della vita dei malati, come nel caso delle neoplasie del retto dove il tasso di colostomie
definitive (interventi molto invalidanti) si è drasticamente ridotto.
«Grazie alla possibilità di acquisire immagini tridimensionali quando il paziente è già in posizione di
terapia sull’acceleratore lineare siamo riusciti a migliorare la possibilità di controllare la malattia e a
ridurre gli effetti collaterali - aggiunge Giovanni Mandoliti, primario radioterapia all’ospedale di Rovigo.
In questo modo possiamo controllare con estrema precisione sia che il “bersaglio†sia esattamente nel
fascio di radiazioni, sia che gli organi sani vicini non siano modificati nella forma rispetto alla TC su cui è
stato studiato il piano di trattamento, minimizzando il fatto che le radiazioni possano colpire le zone
sane limitrofe al tumore».
La tecnologia da sola non basta, servono professionisti sempre più competenti
Infine, c’è l’adroterapia, evoluzione della radioterapia che trova oggi la sua massima espressione nel
trattamento di forme neoplastiche radioresistenti o localizzate in sedi anatomiche particolarmente
critiche. «Ma non dimentichiamo - che non è l’evoluzione della tecnologia il principale fattore che
condiziona il risultato terapeutico, quanto invece la scelta clinica del trattamento».
Spesso, insomma, non serve seguire l’apparecchiatura d’avanguardia: nella maggior parte dei casi la
radioterapia conformazionale (3D-CRT), considerata attualmente lo standard, è sufficiente a trattare la
maggior parte delle neoplasie. La sola tecnologia, se non è collegata alla competenza e dalla
professionalità degli operatori, non è sufficiente a garantire il meglio ai pazienti. (Salute, Corriere)
I TURNI DI NOTTE FANNO INGRASSARE:
SI BRUCIANO MENO CALORIE
Pur mantenendo lo stesso regime alimentare di quando si lavora di giorno
I turni notturni possono fare aumentare il girovita. Già gli orari di lavoro erano stati nel mirino
degli scienziati con l'accusa di aumentare il rischio di infarti e
diminuire le chance di fertilità tra le donne e, qualche tempo
fa, test effettuati su topi avevano cominciato a ventilare
l'ipotesi che potessero anche far diventare più grassi. L'ultimo
studio, conferma quest'ultima istanza ma stavolta è condotto
sugli uomini e svela anche la ragione.
Lo studio - attribuisce la responsabilità dell'aumento
ponderale a un minore dispendio di energie. Gli esperti hanno tenuto sotto osservazione quindi ci
adulti sani per sei giorni. Durante i primi due, il gruppo ha seguito un orario normale, dormendo
la notte e rimanendo sveglio durante il giorno. Successivamente, hanno seguito degli orari
notturni. "Quando le persone fanno i turni notturni, il loro dispendio quotidiano di energia è
ridotto e a meno che non riducano l'apporto alimentare, questo li porterà ad aumentare di
peso". I pasti dei partecipanti sono stati controllati accuratamente, ed è stata data loro la
quantità di cibo necessaria per mantenere il peso invariato. Quando sono passati agli orari
notturni, l'orario dei pasti è cambiato ma la quantità di calorie è rimasta la stessa. Ai volontari è
stata data la possibilità di dormire otto ore a prescindere dal turno.
Gli scienziati hanno così verificato che l'energia usata dai partecipanti decresceva quando
iniziavano a rimanere svegli nelle ore notturne. Gli uomini si sono evoluti per essere svegli, e
mangiare, quando c'è la luce e dormire quando c'è buio. (salute, Tgcom24)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 527
CALVIZIE: CONTRO L'ALOPECIA ORA C'È LA MEDICINA
RIGENERATIVA
Come si cura l’alopecia? La medicina rigenerativa combatte l'alopecia e
promuovere la ricrescita dei capelli persi senza effetti collaterali
Per combattere l'alopecia androgenetica da diversi anni viene usato un farmaco, la Finasteride, che in
molti casi porta risultati positivi. Ma dai medici che ogni
giorno lavorano per curare e arginare la caduta dei capelli,
arrivano le avvertenze: per risultati duraturi e senza effetti
collaterali, meglio ricorrere alla medicina rigenerativa.
Vediamo perché.
Inibire non è la soluzione! Il farmaco “Finasteride†più
conosciuto come “Propecia†è molto usato perché in grado
di bloccare l'azione dell'ormone DHT, testosterone
degradato colpevole di danneggiare i capelli e indebolirli
fino alla caduta. Fermandolo, non contribuisce però attivamente alla fase di ricrescita dei capelli più
fini o alla nascita di nuovi capelli. Questo passaggio è anzi lasciato a sé e alla capacità del singolo
individuo di ricreare follicoli sani. La finasteride è indicata per chi soffre di alopecia androgenetica e
non procura alcun vantaggio nelle altre forme di calvizie, come ad esempio l’alopecia areata.
Comporta, oltretutto, alcuni effetti collaterali da tenere in considerazione, colpiscono un numero
sempre maggiore di pazienti. Giacché la finasteride agisce sul testosterone gli effetti indesiderati sono
diversi e possono portare anche al mancanza del desiderio sessuale di natura psicogena.
In Italia dal 2010 l’onorevole Alessandro Maran ha denunciato al Ministro della salute la gravitÃ
degli effetti collaterali di Propecia, di seguito uno stralcio dell’intervento in parlamento: “Vorrei
richiamare l’attenzione sull’argomento, perché molti giovani consumano la Propecia (finasteride)
senza conoscerne gli effetti collaterali. Pensano di stoppare la calvizie e, invece oltre a non ottenere i
risultati sperati, possono andare incontro al cancro al seno.
Non è un caso che da qualche mese a questa parte un numero crescente di giovani sta segnalando
all’AIFA effetti collaterali irreversibili sulla salute sessuale e psico-fisica dopo aver usato il Propecia
(finasteride), un prodotto disponibile ai consumatori italiani da ormai più di dieci anniâ€.
Ricordiamo inoltre che il DHT non è l’unico colpevole della calvizie, anzi, la causa più importante della
perdita della calvizie è stata identificata nella Prostaglandina PGD2, una specifica proteina che colpisce
anche i follicoli da trapianti, contro questo fenomeno la Finasteride non può fare nulla.
La Medicina Rigenerativa blocca l’invecchiamento cellulare senza effetti collaterali !
A differenza dei medicinali, le terapie di medicina rigenerativa oltre ad essere prive di effetti
collaterali, dimostrato su migliaia di casi trattati in tutto il mondo, lavorano proprio laddove la
finasteride non arriva. Utilizzando le cellule autologhe (del paziente stesso) che attivano la crescita dei
follicoli, incentivano la nascita di nuovi capillari, e di nuovi rami all'interno di quelli già esistenti: il
risultato è un significativo miglioramento generale della patologia e la nascita e ricrescita di nuovi
capelli nelle aree dove questi sono caduti o si sono indeboliti. Include analisi avanzate (DNA,
Lipidomica, Ormonale) che portano fino al cuore del problema. Il Protocollo non si limita ad inibire la
patologia ma punta a regolarizzare il ciclo di vita del follicolo. E’ considerato l’approccio più completo
per interagire in modo mirato e concreto con la calvizie personale. E’ consigliato sia nei casi di calvizie
avanzata sia nei casi di diradamento dove il 93% dei paziente si trova e i risultati sono i più validi
ottenibili. (salute, Adnkronos)