Anno III – Numero 532
AVVISO
Ordine
1. Campagna
antinfluenzale 20142015
2. Crisi occupazionale:
Istituito un fondo di
solidarietà per i colleghi
iscritti all’ albo in stato
di disoccupazione
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
3. Da che cosa dipende
l’ipermetropia ?
4. Invecchiando non si
dorme meno. È la
qualità del sonno che
peggiora
Prevenzione e
Salute
5. Mangiare cipolle
protegge dal cancro allo
stomaco e il segreto è
nella "puzza"
6. Combattere l'influenza
con la dieta degli esperti
7. Vaccino antinfluenzale,
10 cose da sapere
Martedì 02 Dicembre 2014, S. Savino, Viviana
Proverbio di oggi………..
Sciorta e cauce 'nculo, viato chi n' ave
Fortuna e calci nel sedere, beato chi ne riceve
MANGIARE CIPOLLE PROTEGGE dal
CANCRO allo STOMACO e il SEGRETO è
nella "PUZZA"
Rischi di ammalarsi ridotti con un'assunzione regolare di
piccole quantitÃ
Mangiare cipolle con costanza abbassa i
rischi di contrarre il cancro allo stomaco.
Gli esperti ipotizzano che a fare da scudo
siano i composti "organo solfarati", che
danno anche il caratteristico odore
pungente alle cipolle. Il rischio cala, anche
se in misura minore, pure con l'aglio.
Rischi inferiori del 40% - Gli scienziati hanno confrontato le abitudini
alimentari di 230 persone colpite da tumore dello stomaco con quelle di altre
547 sane. È emerso che chi consumava almeno 2 porzioni di cipolle da circa 50
grammi alla settimana aveva un rischio di ammalarsi inferiore del 40% rispetto
alla media. Seppure in misura minore, il rischio diminuisce anche con l'aglio.
Il segreto è nella "puzza" - È probabile che a garantire tale effetto siano i
composti "organo solfarati", responsabili dell'odore e del sapore di aglio e
cipolle. Questi sarebbero in grado di inibire la proliferazione cellulare tumorale
e l'attività batterica.
L'apoptosi (ovvero la morte programmata) delle cellule tumorali gastriche
potrebbe essere indotta anche dalla quercetina, un flavonoide presente nelle
cipolle: "La quercetina insieme alle antocianine delle cipolle rosse e ad altri
flavonoidi, dall’azione antiossidante e antinfiammatoria, contribuirebbe, in
sinergia con i composti solforati, a spiegare altre azioni attribuite alle cipolle.
Per es., quella del controllo dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari.
In linea di massima, le cipolle più "colorate" sono più ricche dei flavonoidi,
mentre il sapore pungente segnala la presenza di composti solforati e quindi
costituisce un pregio". (salute, Tgcom24)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 532
SCIENZA E SALUTE
DA CHE COSA DIPENDE L’IPERMETROPIA ?
Quando il bulbo oculare è più corto le immagini vengono messe a fuoco dietro la
retina
Ipermetropi si nasce, ma in buona parte dei casi ci si accorge di
esserlo solo quando si è in là con gli anni.
«Molti soggetti apparentemente privi di difetti visivi sono, in realtà ,
ipermetropi lievi - dice Paolo Nucci, direttore della Clinica oculistica
universitaria dell’Ospedale San Giuseppe di Milano e presidente della
Società di oftalmologia pediatrica -.
L’ipermetropia è un difetto refrattivo (come miopia e astigmatismo)
legato perlopiù a un bulbo oculare più corto, cosa che porta le immagini a essere messe a fuoco dietro
la retina».
Perché non ci si accorge dell’ipermetropia? «L’occhio ipermetrope, soprattutto nelle forme
medio-lievi, ha la capacità di correggere il difetto tramite l’accomodazione, cioè il potere di mettere a
fuoco che ha il cristallino. Questa abilità è massima nei bambini e diminuisce con il passare degli anni,
per cui l’ipermetropia tende gradualmente a non essere più compensata e quindi a richiedere una
correzione. La correzione di solito è necessaria già in giovane età nelle forme gravi non compensate».
Quali le conseguenze dell’ipermetropia? «Di solito l’ipermetropia non ha tendenza alla
progressione, anzi in alcuni casi con lo sviluppo dell’apparato visivo può diminuire, perché il bulbo
oculare assume una forma più allungata.
Nel bambino, però, un’ipermetropia elevata comporta il rischio di ambliopia (occhio pigro) e una
tendenza allo strabismo convergente.
La prima si sviluppa, per es., in presenza di un’ipermetropia diversa nei due occhi: il soggetto può
tendere ad accomodare con l’occhio che ha il difetto minore, con il risultato che il cervello riceve
sempre immagini sfocate dall’occhio che vede meno bene. Lo sviluppo dello strabismo, è spesso legato
al fatto che il continuo sforzo di messa a fuoco può portare a convergere troppo gli occhi».
Quando controllare i bambini, allora? «Per i rischi citati, si raccomanda sempre un controllo
oculistico verso i tre anni di età .
Per la diagnosi si usano le goccine che fanno dilatare la pupilla e che, impedendo l’accomodazione,
permettono di smascherare l’ipermetropia: lieve (da +1 a +2 diottrie), media (da +2 a +4 diottrie) o
elevata (sopra +4 diottrie)».
Quali i possibili segnali? «In giovane età le ipermetropie medio-lievi non danno in genere sintomi; a
volte ci può essere un lieve affaticamento visivo per il continuo sforzo di accomodazione. Le
ipermetropie elevate, comportano quasi sempre difficoltà nella visione sia da lontano sia da vicino.
Col passare degli anni può, inoltre, capitare che un’ipermetropia prima compensata inizi a
manifestarsi, con visione annebbiata, arrossamento e bruciore agli occhi, a volte mal di testa».
Come si può correggere? «Finché l’ipermetropia viene compensata con l’accomodazione non
occorre trattamento, ma solo controlli periodici. Quando si rende necessaria una correzione, si può
contare su occhiali, lenti a contatto, chirurgia. Gli occhiali hanno lenti convergenti, per far sì, come con
le lenti a contatto, che le immagini cadano sulla retina e non dietro. Per un’ipermetropia elevata, o se
ci si vuole liberare del difetto in modo definitivo, si può ricorrere alla chirurgia refrattiva, se vi sono le
indicazioni. I risultati sono in genere discreti, ma meno prevedibili rispetto a quanto accade con la
miopia. C’è chi propone per disturbi elevati lentine intraoculari da posizionale sopra il cristallino
naturale, con il rischio però di favorire un’opacizzazione del cristallino (cataratta). Perciò è meglio
pensarci bene, specie se il candidato è giovane». (Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 532
INVECCHIANDO NON SI DORME MENO
È LA QUALITÀ DEL SONNO CHE PEGGIORA
Il riposo degli anziani non è più breve, come molti pensano, ma è poco efficace
perché costellato da risvegli notturni che non si ricordano alla mattina
Più si invecchia meno si dorme: un’affermazione che finora pareva incontrovertibile. Ora, invece,
uno studio pubblicato sul Journal of Gerontology spiega che il riposo degli
anziani spesso non si accorcia affatto, però perde in qualità .
Gli autori hanno arruolato 700 persone di età superiore ai 65 anni, hanno
fatto compilare loro appositi questionari e li hanno confrontati con le
registrazioni del ritmo sonno-veglia, eseguite per 72 ore con l’ actigrafo
(sensore da polso che monitora i movimenti, quindi la durata del riposo).
Leggendo solo le risposte ai questionari si sarebbe potuto concludere che
la maggioranza dormisse davvero poco:
 il 30% lamentava di svegliarsi spesso durante la notte,
 il 13% di riuscire a riaddormentarsi solo al mattino,
 un 12% di faticare molto a prender sonno alla sera.
Poi però, guardando i dati dell’actigrafo, si è scoperto che l’effettiva
durata del riposo non era molto minore del normale, visto che in media
nell’arco della giornata i partecipanti dormivano oltre 7 ore.
Si accorciano le fasi del sonno «profondo»:
«Con l’età si accorciano le fasi di sonno profondo e REM. Il riposo diventa
meno ristoratore e l’anziano dà la colpa a una diminuzione delle ore in cui
ha dormito, mentre è spesso proprio la qualità del sonno a peggiorare».
«Con l’andare degli anni la sincronizzazione dell’orologio biologico con il ciclo luce-buio si indebolisce e
capita più spesso di appisolarsi anche di giorno: il numero totale di ore di sonno non cambia, ma la
percezione è un declino del benessere, perché restare svegli a lungo di notte è spiacevole e il sonno
notturno è più riposante - aggiunge Lino Nobili, coordinatore del Centro per la diagnosi e la cura dei
disturbi del sonno dell’ospedale Niguarda di Milano -. Inoltre, il sonno dell’anziano è spesso costellato
di micro risvegli di pochi secondi, che non incidono sulla durata complessiva del riposo, ma lasciano la
sensazione di non aver dormito abbastanza».
La qualità del sonno si deteriora anche per colpa di malattie correlate all’età , come spiega Antonelli
Incalzi: «I dolori articolari, le broncopneumopatie croniche, lo scompenso cardiaco, la depressione sono
più frequenti negli ultrasessantacinquenni e rendono il sonno più “fragileâ€.
Anche molti farmaci possono compromettere il sonno: direttamente, perché impattano sulla sua
struttura, come i beta-bloccanti (usati ad es. per l’ipertensione), o indirettamente, perché provocano
risvegli, come i diuretici. Così, il 30-40% di anziani riferisce disturbi del sonno».
Condurre una vita attiva: È un destino ineluttabile? «Chi conduce una vita attiva ha meno problemi:
chiudersi in casa con le tapparelle abbassate e sonnecchiare in poltrona tutto il giorno è un grave
errore, mentre seguire le regole per una buona igiene del sonno aiuta molto - dice Nobili -.
Se c’è un disturbo, poi, bisogna capire da che cosa dipende per intervenire nel modo giusto: guai al “fai
da te†con i sonniferi, spesso causa di cadute notturne quando l’anziano si sveglia confuso e si alza per
andare in bagno».
«I farmaci vanno usati in casi selezionati, a basso dosaggio e per periodi limitati. Se il problema
dipende da un’altra patologia, basta curarla per riposare meglio; se è colpa di qualche medicinale, può
bastare modificarne gli orari di assunzione. In alcuni casi possono essere utili la melatonina o rimedi
tradizionali come i decotti di malva, la camomilla, la valeriana». (Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 532
COMBATTERE L'INFLUENZA con la DIETA degli ESPERTI
Leggera, digeribile e nutrienti: ecco l'alimentazione contro il
virus più tipico dei mesi invernali
I mesi più freddi dell'anno portano con loro compagni sgraditi: i mali di
stagione. In questo periodo l'alimentazione è un alleato fondamentale della
salute, non solo perché aiuta a prevenire i problemi di salute rinforzando le
difese immunitarie, ma anche perché aiuta ad affrontarli meglio.
E' questo anche il caso dell'influenza; ad assicurarlo è il nutrizionista Pietro
Migliaccio, che in previsione dell'ormai imminente boom di infezioni previsto
nei prossimi mesi ricorda quanto per superare questa malattia sia fondamentale
scegliere l'alimentazione adatta. Non solo, insieme alle dietiste Silvana Nascimben ed Eugenia Cilla,
Migliaccio, ha messo a punto una dieta per affrontare i primi giorni di malattia e la convalescenza.
Il primo consiglio dell'esperto è di riposare, a letto, seguendo la terapia consigliata dal medico di
famiglia e ricordandosi di bere molta acqua a temperatura ambiente.
A questi accorgimenti, spiega Migliaccio, deve essere aggiunta un'alimentazione “leggera, digeribile e,
allo stesso tempo, nutrienteâ€. Le scelte dovrebbero ricadere sugli alimenti ricchi di vitamina C (agrumi
e kiwi) e, come fonte di proteine, su carni bianche e pesce, più facilmente digeribili.
“Come vedrete nella dieta, è presente ogni giorno anche la pasta. La pasta fa parte della tradizione
gastronomica italiana e la sua presenza sulle nostre tavole ci permette di seguire un’alimentazione
sana, corretta ed equilibrata. Oltre ai carboidrati (79,1%) fornisce anche proteine vegetali, (11-13% a
seconda del “tipoâ€) e una piccola quantità di lipidi (1,4%). Inoltre è ricca di vitamine del gruppo B,
contiene poco sodio e non apporta colesterolo.
E’ un alimento che rappresenta una delle principali fonti di energia della dieta mediterranea che è il
modello alimentare considerato ottimale per mantenere un buono stato di salute e per prevenire e
curare molti stati patologici. Per queste ragioni – nei giorni in cui si è particolarmente debilitati
dall’influenza e si ha poco appetito consiglio di mangiare la pasta, a pranzo o a cena, sotto forma di
minestrina in quanto facilmente digeribile, deglutibile ed anche con l’effetto di calmare la tosseâ€.
Durante la convalescenza la minestrina può essere sostituita dalla vera e propria pastasciutta, le
porzioni possono essere aumentate e si possono inserire gradualmente i formaggi e gli altri alimenti,
incluso il vino ai pasti. “I carboidrati complessi della pasta – costituiscono la principale fonte di energia
per il cervello, per i muscoli, per i globuli rossi e per l’organismo e rappresenta dunque il carburante
indispensabile per svolgere le attività quotidiane. E’ preferibile condirla con olio extravergine di oliva e
pomodoro pelato fresco, ottime fonti di vitamine (A, C, E) e di antiossidanti, in particolare di licopene,
presente in quantità maggiore nel pomodoro cotto. Con l’aggiunta nel condimento di proteine di
origine animale (per tonno o carne trita o pesce sminuzzato) si rende il pasto equilibrato da un punto di
vista nutrizionale e si permette di recuperare le masse muscolari perse con la scarsa attività fisica
svoltaâ€.
Ecco la dieta di Migliaccio, Nascimben e Cilla per i primi 3 giorni d'influenza:
.Colazione: latte, caffè a piacere, zucchero o miele, due fette biscottate.
. Metà mattina: una spremuta d'arancia o di pompelmo o una arancia o un mandarancio o due mandarini.
.Pranzo: pesce fresco o surgelato lesso; verdure preferibilmente cotte; condire con olio extravergine di oliva
e succo di limone; pane tostato; frutta, preferibilmente cotta.
. Pomeriggio: latte caldo con zucchero o miele oppure una spremuta d'arancia o di pompelmo .
.Cena: brodo vegetale con pasta o riso, due/tre cucchiaini di formaggio grattugiato; carne bianca cucinata
semplicemente; verdure preferibilmente cotte; condire con olio extravergine di oliva e succo di limone;
pane tostato; una porzione di frutta, preferibilmente cotta. (salute, Sole 24ore)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 532
PREVENZIONE E SALUTE
VACCINO ANTINFLUENZALE, 10 COSE DA SAPERE
Gli effetti, i rischi, chi dovrebbe farlo, le allergie: ecco le domande comuni dopo le
morti sospette e il ritiro di un farmaco
Mi
devo
vaccinare?
I benefici del vaccino
antinfluenzale secondo tutti gli esperti sono sicuramente
superiori ai rischi, a patto che si seguano alcune
precauzioni.
Ecco dieci cose da sapere per vaccinarsi in tranquillitÃ
anche dopo l'allarme sulle morti sospette per due lotti di
un vaccino della Novartis che e' stato bloccato.
Secondo il sito VaccinarSi della Società Italiana di Igiene
(Siti) non ci si deve vaccinare se si è allergici a qualche componente del vaccino, se si hanno meno di
6 mesi o se ci sono in corso malattie con febbre alta.
E se ho un raffreddore? Ci si può vaccinare se si hanno malattie acute di lieve entità , ma anche in
allattamento o in caso di malattie che compromettono il sistema immunitario.
Che cosa rischio? Gli effetti più comuni segnalati sono arrossamento, gonfiore, indurimento nella
sede dell'iniezione (circa il 15% dei vaccinati con vaccino intramuscolo, e 61% per via intradermica) e si
manifestano tra 6 e 24 ore dopo la vaccinazione. Hanno una breve durata, massimo 2 giorni. Ci sono
poi sintomi lievi simil-influenzali in circa il 42% dei vaccinati.
Rischio conseguenze più gravi? Secondo il Cdc statunitense le reazioni avverse gravi, che vanno
dalla morte al pericolo della vita alle disabilità permanenti fino alle ospedalizzazioni o al ricorso al
pronto soccorso hanno una frequenza estremamente bassa di 2,6 ogni 10mila dosi.
Cosa rischio se prendo l'influenza? Le complicanze, spiega il sito del ministero della Salute, sono
più frequenti in soggetti predisposti, ma tutti sono a rischio.
Si va dalle polmoniti batteriche, alla disidratazione, al peggioramento di malattie preesistenti (quali ad
esempio il diabete, malattie immunitarie o cardiovascolari e respiratorie croniche), alle sinusiti e alle
otiti nei bambini. si stimano ogni anno circa 8mila morti dovuti all'influenza.
Sono tra le categorie a rischio? Le conseguenze gravi sono più frequenti nei soggetti al di sopra dei
65 anni di età e con condizioni di rischio, come malattie preesistenti, ma anche le donne in
gravidanza hanno una probabilità maggiore di avere problemi.
Perché devo vaccinarmi in gravidanza? Secondo la Siti dovrebbero vaccinarsi le donne nel
secondo e nel terzo trimestre di gravidanza, perché hanno un maggior rischio di complicanze come
parto prematuro e basso peso del feto. La vaccinazione inoltre protegge il nascituro dall'influenza fino
ai 6 mesi.
Quando devo vaccinarmi, e per quanto protegge il vaccino? Il vaccino dovrebbe essere preso
tra meta' ottobre e fine dicembre. Siamo protetti dall'influenza dopo due settimane dalla
somministrazione, e la protezione dura minimo un anno.
Se penso di avere avuto un effetto avverso cosa devo fare? Gli esperti consigliano di parlare
con il medico, che poi farà la segnalazione all'Aifa.
Quante sono le segnalazioni per i vaccini antinfluenzali in Italia? Secondo il rapporto dell'Aifa
nella stagione 2012/2013, l'ultima di cui sono disponibili i dati, le segnalazioni di sospetti eventi avversi
sono state 285, di cui il 16,8% considerate gravi. (Salute, Panorama)