Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli
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Anno III – Numero 542 AVVISO Ordine 1. Campagna antinfluenzale 20142015 2. Corso ECM: Low dose medicine omeopatia, omotossicologia e nutraceutica basate sull’evidenza Notizie in Rilievo Scienza e Salute 3. Svolta per i celiaci, arriva il gadget che individua il glutine nei cibi 4. Valvole cardiache, in un’ora è tutto fatto 5. Un nemico più insidioso: nuovi rischi dell’alcol. Prime bevute a 13 anni Prevenzione e Salute 6. Un sms e non dimentichi la pillola 7. Come evitare i cattivi pensieri? Andate a letto presto Mercoledì 17 Dicembre 2014, S. Albina Proverbio di oggi……….. Chisto è nu munno ammunnato! Che razza di mondo! AVVISO Ordine: Disponibili sul sito dell’Ordine i Turni delle Farmacie della Città di Napoli 2015 ORDINE/ECM: LOW DOSE MEDICINE OMEOPATIA, OMOTOSSICOLOGIA E NUTRACEUTICA BASATE SULL’EVIDENZA Crediti Formativi 24 per l’anno 2015 , n. sessioni 6+ 1. LOW DOSE MEDICINE OMEOPATIA, OMOTOSSICOLOGIA E NUTRACEUTICA BASATE SULL’EVIDENZA Domenica 21 Dicembre p.v. Domenica 22 Febbraio 2015 Domenica 18 Aprile 2015 Domenica 18 Gennaio 2015 Domenica 15 Marzo 2015 Domenica 01 Febbraio 2015 Domenica 29 Marzo 2015 AIFA:Ritiro di alcuni lotti del medicinale EBIXA Si informa del provvedimento dell’AIFA concernente il ritiro da parte della ditta H. Lundbeck Italia SpA, del medicinale “Ebixa 5 mg erogazione, soluzione orale flacone da 50 ml”, AIC n. 035681055/E - lotti n. 362619-362621-363160 con scadenza dicembre 2016. La decisione è stata adottata poiché è stato riscontrato un difetto della pompa erogatrice inclusa nella confezione del medicinale. Nelle more del ritiro i lotti in questione non potranno essere utilizzati. SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 542 SCIENZA E SALUTE SVOLTA PER I CELIACI, ARRIVA IL GADGET CHE INDIVIDUA IL GLUTINE NEI CIBI Utile fuori casa, funziona in pochi secondi e comunica con lo smartphone Una nuova tecnologia, lanciata dalla 6Sensorlabs, consente di rilevare la presenza di glutine nelle pietanze nell'arco di qualche secondo. Il gluten detector che può cambiare la vita dei celiaci è piccolo, dialoga con lo smartphone e dovrebbe arrivare sul mercato statunitense all'inizio del 2015. Lo ha ideato una celiaca - Andare a cena fuori per lei, come per migliaia di persone intolleranti al glutine, non era sempre un'esperienza piacevole. Il glutine è contenuto nel frumento e nei cereali comuni ed entrarne in contatto, anche accidentalmente e specialmente fuori casa, non è difficile. Patologia in aumento in Italia - Non esiste una cura: l'unica possibilità di condurre una vita sana è eliminare il glutine dalla propria dieta. (salute, Tgcom24) COME EVITARE I CATTIVI PENSIERI? ANDATE A LETTO PRESTO Studio dell’Università inglese di Binghamton dimostra una correlazione tra le ore di sonno e l’atteggiamento mentale nella quotidianità Vuoi affrontare ogni giornata con il piglio giusto e con la mente sgombra dai cattivi pensieri? Il primo passo da compiere è semplicissimo: andare a letto presto. È quanto spiega uno studio pubblicato su Cognitive Therapy and Research. Preoccupazioni per il futuro, continui rimandi a quanto accaduto nel recente passato, ossessione verso alcuni avvenimenti o persone: sono questi i principali sintomi che si possono osservare nelle persone che dormono poco e che vanno a letto troppo tardi. Inevitabile che queste condizioni si ripercuotano sulla nostra vita quotidiana: tanto nella sfera professionale quanto su quella personale. Se era già noto che un sonno poco ristoratore aveva riflessi non trascurabili sul nostro umore, adesso si sa che anche l’ora in cui ci si corica può condizionare lo stato di salute mentale. I ricercatori sono giunti a questa conclusione al termine uno studio condotto su cento matricole universitarie, a cui è stato chiesto di compilare diversi questionari e un test al computer per misurare il cosiddetto “repetitive negative thinking”: ovvero la frequenza di pensieri negativi, costellati da eccessiva preoccupazione e ansia per alcuni eventi del passato. Su tutti e cento i ragazzi - molti dei quali abituati a tirare tardi quasi tutte le sere - sono state compiute rilevazioni anche sulle abitudini di riposo. Coloro che con maggiore frequenza andavano a letto tardi sono risultati anche i più esposti ai pensieri negativi, di norma poco frequenti alla loro età. Come interpretare questo riscontro? Sebbene i dati abbiano evidenziato una forte correlazione, è «impossibile, per adesso, il riscontro di un nesso di causalità». Ovvero: sono i cattivi pensieri a condizionare il riposo notturno o è il numero esiguo di ore trascorse sotto le coperte a influenzare lo stato di salute mentale? L’ipotesi più battuta, tenendo anche in considerazione le scarse certezze che oggi caratterizzano la vita dei ragazzi, sarebbe la prima. Ciò anche in virtù di un precedente studio da cui emerse un nesso non trascurabile tra le ore (poche) di riposo e una frequenza (più elevata) di sintomi depressivi. Quali sono le possibili applicazioni pratiche di questo riscontro? “regolarizzando i ritmi di sonno e di veglia, sostengono gli psicologi, si potrebbero cancellare anche preoccupazioni inutili, frequenti rimandi al passato e ossessioni prive di alcuna ragione”. Per adesso non resta che dar loro credito: meglio andare a letto presto, per il corpo ma anche per la mente. (Salute, La Stampa) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 542 SCIENZA E SALUTE VALVOLE CARDIACHE, IN UN’ORA È TUTTO FATTO Nuove tecniche negli interventi con chirurgia miniinvasiva: tempi brevissimi per l’operazione e la cicatrice è quasi invisibile CHIRURGIA MINI INVASIVA: L’INTERVENTO IN UN’ORA: Tutto in un’ora: dalla preparazione dell’intervento alla sutura dell’incisione. Entrare nel cuore e rimpiazzare una valvola, oggi, è molto più facile che in passato. Merito della chirurgia mini-invasiva che, negli ultimi dieci anni, sta progressivamente rivoluzionando gli interventi a carico delle valvole del muscolo cardiaco. Tra questi, i più frequenti riguardano la sostituzione di quella aortica, necessaria nei pazienti - circa un milione in Italia i colpiti da una stenosi che rallenta il flusso sanguigno tra il ventricolo sinistro e l’arteria aorta: da cui, poi, la diffusione a tutto il corpo. Nessun farmaco, infatti, è in grado di impedirne la progressione e le particolari condizioni di pressione e flusso sanguigno suggeriscono il rimpiazzo, piuttosto che la correzione del difetto. SI ABBASSA IL RISCHIO DI INFEZIONI : «L’aspetto estetico, in questi casi, è soltanto l’ultimo dei vantaggi da considerare - afferma Claudio Glauber, dir. del dip. di cardiochirurgia all’Osp. Humanitas di Milano -. Con la chirurgia mini-invasiva si riducono i sanguinamenti, il rischio di infezioni è più basso e il paziente può tornare a casa entro una settimana». Ne va della salute e del corso postoperatorio di chi finisce sotto i ferri, fino a poco tempo fa costretto a un ricovero non più breve di dieci giorni. UN TAGLIO DI SOLI 5 CENTIMETRI : Può bastare un taglio di cinque centimetri, dunque, per porre rimedio senza eccessivi traumi a una condizione, causata in primis dall’ipertensione, che, se aggravata, favorisce l’insorgenza di gravi insufficienze cardiache. Quanto alle valvole da impiantare, ne esistono di due tipi: meccaniche e biologiche. Le prime, dalla vita media più lunga, vengono inserite nei ventricoli dei pazienti più giovani. Quelle organiche, tratte dal pericardio dei bovini, vanno invece sostituite ogni vent’anni: un tempo di turnover che ne agevola l’impiego nei soggetti più anziani. «Il vantaggio, in questo caso, è dato dall’utilizzo ridotto o talvolta assente degli anticoagulanti e dall’opportunità di inserire un dispositivo in grado di ancorarsi da solo al tessuto circostante, senza dover ricorrere ai punti - prosegue Glauber -. I dispositivi biocompatibili oggi sono molto utilizzati perché più adatti per i pazienti ad alto rischio chirurgico». L’ALTERNATIVA : L’alternativa meno radicale, praticata nei pazienti ad alto rischio chirurgico, è data dalla valvuloplastica percutanea (Tavi). In questo caso il nuovo dispositivo è inserito attraverso l’apice del cuore o tramite l’arteria femorale e poi condotto “in situ”, dove si ancora sfruttando le calcificazioni della valvola nativa, che non viene rimossa. Tendono alla conservazione pure gli interventi di rimpiazzo della valvola mitrale, la “porta” che regola il flusso tra l’atrio e il ventricolo della metà sinistra del cuore. «A oggi non ci sono protesi in grado di sostituire adeguatamente la valvola mitralica, in termini di efficienza e funzionalità, e non ci sono dati sugli effetti a lungo termine delle moderne protesi biocompatibili - precisa Gianantonio Nappi, primario del reparto di cardiochirurgia generale e dei trapianti all’ospedale Monaldi, Seconda Univ. di Napoli. Si preferisce riparare, e non sostituire, anche in considerazione della fisiologia della mitrale, che si apre a bassa pressione e si richiude in maniera più energica quando il sangue viene pompato nell’aorta. Quanto alle tecniche chirurgiche, la poca invasività non assicura sempre risultati ottimali. Le metodiche standard, quando si interviene sulla valvola mitralica, assicurano ancora risultati migliori». (Corriere, Salute) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 542 SCIENZA E SALUTE UN NEMICO PIÙ INSIDIOSO: NUOVI RISCHI DELL’ALCOL. PRIME BEVUTE A 13 ANNI Chi fa abuso di alcol ha sempre meno anni e non beve abitualmente, bensì è incline al «binge drinking », l’equivalente liquido di un’abbuffata episodica ma ricorrente . (In figura: Come cambia il cervello di un 21enne dopo 4 anni di abuso di alcol) Fino a non molto tempo fa quando si pensava all’alcolista veniva in mente il cliché del vecchio dalla barba sfatta e afflitto dalla cirrosi. Oggi tutto è diverso. «Adesso chi beve non è quasi mai considerato uno “perso”, un “drop out”, ma piuttosto un tipo “giusto”, uno che “spacca” come dicono i giovani. E sono proprio i ragazzi (ai quali, è bene ricordarlo, l’alcol non dovrebbe essere venduto) ad aver cambiato la complessità del “mondo liquido”. Non solo si incomincia a bere alcolici a un’età sempre più precoce, ma si è consolidata una modifica sostanziale del modello del bere. Il 17% di tutte le intossicazioni alcoliche che giungono nei Pronto Soccorso si registra tra i ragazzi, spesso minori, perfino di soli undici, dodici anni, vittime del «binge drinking», il corrispondente alcolico dell’abbuffata episodica ma ricorrente». La quantità di alcol consumata tra i 16 e i 25 anni influisce sullo sviluppo del cervello dell’adulto Ma non si tratta forse di bravate, non si esagererà con l’allarmismo? «Niente affatto, — consumare sei o più bicchieri in poche ore e anche una sola volta a settimana conduce, al di sotto dei 25 anni, nel giro di poco tempo, a una riduzione del volume dell’ippocampo, parte del cervello deputata all’orientamento e alla memoria. Il cervello tra i 16 ed i 25 anni va incontro a un rimodellamento che porta alla definizione del cervello adulto, ma l’alcol consumato in questa “finestra” di massima vulnerabilità interferisce sul suo sviluppo, cristallizzando le modalità cognitive e comportamentali in una fase in cui prevale l’attività cerebrale legata all’impulsività e all’emotività, tipiche della gioventù». Perché oggi si inizia a bere così presto? «I giovanissimi non bevono in solitudine, per dimenticare i loro guai: la bevuta è il modo per entrare al far parte del gruppo, per sentirsi disinibiti. E la sbornia non è quasi mai un incidente di percorso, ma quello che si cercava. Difficile capire quando il bere diventa un problema e per i giovani è tutto più rapido e tragico. Alla particolare vulnerabilità, connessa all’incapacità di metabolizzare l’alcol, si aggiunge la difficoltà di “agganciare” i minori indirizzandoli verso programmi i cui approcci motivazionali al cambiamento sono calibrati sugli adulti e fanno leva sull’ affetto per la famiglia, i figli, sulle responsabilità connesse al lavoro». Cambiamenti nelle modalità di assunzione degli alcolici: «Il consumo abituale di alcol è meno diffuso, ma questo non deve rallegrarci perché è salito, e in tutte le fasce di età, quello occasionale, caratterizzato spesso da grandi bevute, ed è aumentato anche il consumo di alcol fuori dai pasti. Altro elemento pericoloso perché è evidente che il “fuori” pasto è a tutte le ore del giorno». E per quanto riguarda gli anziani? « Precisiamo innanzitutto che dopo i 65 anni si ridiventa adolescenti, incapaci di metabolizzare completamente l’alcol, con conseguenze e danni più gravi. Detto questo, come è sempre stato, l’alcolismo è più diffuso tra gli uomini che tra le donne di una certa età». «A proposito di donne, va detto che in generale oggi bevono di più: il modello culturale è cambiato. Se vent’anni fa per una donna era considerato “sconveniente” bere alcolici in pubblico, ora per una ragazza bere, meglio se molto, è il modo ideale per mettersi al centro dell’attenzione». PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 542 All’alcol sono riconducibili oltre 200 patologie e 12 tipi di cancro: Non esiste un consumo di alcol accettabile? «Per i ragazzi la risposta è no. Per gli adulti i nuovi Larn, la bibbia nutrizionale italiana, hanno ridotto a uno e due bicchieri il livello massimo quotidiano di consumo rispettivamente per le donne e per gli uomini; gli ultrasessantacinquenni non dovrebbero andare oltre un bicchiere al giorno». «All’alcol — sono riconducibili oltre 200 patologie e 12 tipi di cancro. Non solo l’alcol non nutre ma è un anti-nutriente perché non fa, per es., assorbire le vitamine. Ed è ormai ridimensionato il possibile ruolo degli effetti benefici del famoso resveratrolo o dei polifenoli presenti nel vino rosso o nella birra: per ottenere effetti derivanti dal principio attivo bisognerebbe bere cento bicchieri al giorno...». «Dare informazioni valide e oggettive, favorire scelte informate è un dovere — conclude lo specialista —. E se occorre bisogna saper trovare strategie realistiche, considerando che anche una diminuzione graduale dell’alcol può garantire la riduzione progressiva del danno. L’obiettivo resta l’astinenza, ma in alcuni casi è meglio negoziare piuttosto che rischiare di veder fuggire il paziente». (Salute, Corriere) UN SMS E NON DIMENTICHI LA PILLOLA Post it, nodi al fazzoletto e ogni altro stratagemma a volte non bastano per ricordarsi di prendere un farmaco. La soluzione arriva con un sms di promemoria: secondo uno studio britannico così 1 paziente su 6 non trascura la terapia. Il sistema è molto semplice: un servizio di sms per ricordare ai pazienti di seguire la propria terapia farmacologica secondo le modalità prescritte. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Plos One rivela che l’uso di sms impedisce a 1 paziente su 6 di dimenticarsi di prendere il farmaco. I ricercatori della Queen Mary University di Londra hanno valutato se i messaggi di testo potessero migliorare l'uso dei medicinali che tengono sotto controllo la pressione sanguigna e il colesterolo alto, due condizioni connesse ad attacchi di cuore e ictus: in media, affermano gli esperti, circa un terzo delle persone non assume i farmaci come prescritto. Non entrano in gioco solo gli scherzi della memoria ma anche la volontà deliberata di rinunciarvi per dubbi sulla terapia o ancora a causa di eventi avversi durante il trattamento. Le conseguenze sono sia una riduzione dei potenziali benefici terapeutici che l’aumento dei costi sanitari di oltre 630 milioni di euro (circa 500 milioni di sterline), tra medicinali sprecati e malattie evitabili. La ricerca, chiamata Interact, ha coinvolto 303 soggetti a cui erano stati prescritti farmaci antipertensivi o ipocolesterolemizzanti. Sono stati divisi casualmente in due gruppi: solo uno ha ricevuto gli alert via sms che ricordavano l’assunzione della pillola. Prima ogni giorno per due settimane, a giorni alterni per altre due e poi ogni settimana per 6 mesi. Ebbene, nel gruppo che non ha usufruito del servizio sul telefonino il 25% dei pazienti ha interrotto la terapia completamente o ha raggiunto meno di quattro quinti del trattamento prescritto. Mentre nel gruppo che ha ricevuto gli sms la percentuale è stata solo del 9%. E forse non si esagera se si dice che in questo caso un sms allunga la vita. (ok, Salute)

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