Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli
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Anno III – Numero 549 AVVISO Ordine 1. Crisi occupazionale: Istituito un fondo di solidarietà per i colleghi iscritti all’ albo in stato di disoccupazione Notizie in Rilievo Scienza e Salute Martedì 30 Dicembre 2014, S. Eugenio, Ruggero Proverbio di oggi……….. Addò sta ‘o Papa, llà è Roma PROFESSIONE FARMACISTA 2015 INSIEME COSTRUIAMO IL FUTURO DEI FARMACISTI. SENZA BARRIERE E SENZA VINCOLI 2. Abbracci, la nuova arma contro il raffreddore 3. L'infarto si può prevenire in 4 casi su 5 Prevenzione e Salute 4. Fruttosio e glucosio, ecco quale dei due ci fa sentire più sazi 5. Macrominerali: tutti i benefici del potassio 6. Vuoi dormire bene? Spegni il cellulare SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 549 PREVENZIONE E SALUTE FRUTTOSIO E GLUCOSIO, ECCO QUALE DEI DUE CI FA SENTIRE PIÙ SAZI Studio della University of Southern California su 24 volontari sani tra i 16 e i 25 anni. Differenza di risposta dopo il consumo dei due tipi di zucchero Non tutti gli zuccheri sono uguali. E non tutti ci saziano allo stesso modo. Se il glucosio che si libera dai carboidrati complessi - nostra principale fonte di energia - ci fa sentire sazi più a lungo, ben diverso è l’effetto innescato dal fruttosio. È questa la conclusione a cui è giunto un gruppo di ricercatori della University of Southern California. Dalla ricerca, condotta su 24 volontari sani di età compresa tra 16 e 25 anni, è emersa una marcata differenza nella risposta successiva al consumo dei due tipi di zuccheri. Fruttosio: mentre il fruttosio aumenta la risposta dei circuiti di ricompensa del cervello agli stimoli alimentari, aumentando il desiderio di consumare più cibo, il glucosio produce invece livelli più elevati di ormoni della sazietà (leptina e colecistochinina). Utilizzando la risonanza magnetica funzionale, i ricercatori americani hanno esaminato le risposte cerebrali e la motivazione a mangiare dopo aver sottoposto i volontari dello studio alla visione di immagini di una torta al cioccolato, dopo aver bevuto una bevanda contenente glucosio o fruttosio. S’è così visto che l’attivazione del nucleus accumbens, una parte del “circuito di ricompensa” cerebrale, era maggiore dopo il consumo della bevanda contenente fruttosio rispetto a quella registrata dopo aver consumato una bevanda contenente glucosio. Conclusioni? Difficile trarne in maniera categorica, dal momento che i nutrizionisti italiani preferiscono sempre parlare di qualità complessiva della dieta e non di un singolo nutriente. Ciò su cui vale la pena di ragionare, però, è l’impossibilità di stimare i livelli di assunzione del fruttosio. Lo zucchero, oltre che nella frutta, risulta spesso presente nelle bevande, senza indicazioni specifiche in etichetta. È questa seconda applicazione, diffusasi nell’ambito dell’industria alimentare negli ultimi decenni, ad aver incrementato l’assunzione del fruttosio, differente dal glucosio soltanto nella forma. Risale a poco più di due anni fa uno studio pubblicato su The Journal of Nutrition che dimostrava come lo sciroppo di glucosio-fruttosio predisponesse al diabete, a problemi cardiovascolari e all’obesità. Alcuni nutrizionisti raccomandano di non superare un consumo pari a 25 grammi al giorno, ma com’è possibile determinare questa soglia? Lo sciroppo a base di fruttosio compare infatti nei prodotti da prima colazione, nei succhi di frutta, negli snack dolci e salati. Quasi mai, però, il suo contenuto in grammi risulta chiaramente indicato sulle confezioni. Così un gruppo di ricercatori statunitensi ha deciso di determinare sperimentalmente la dose della molecola in dieci delle 23 bevande dolci e succhi di frutta più venduti negli Stati Uniti. Misurando una maggiore concentrazione di fruttosio rispetto al glucosio, i nutrizionisti hanno notato che tutte le bevande testate avevano un profilo di zuccheri diverso da quello atteso. «Il fruttosio è ben più utilizzato di quanto si pensi e i suoi effetti sono a questo punto da valutare con attenzione». In attesa di fare chiarezza, meglio mangiare la frutta a pezzi piuttosto che ripiegare sui succhi. (salute, La Stampa) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 549 PREVENZIONE E SALUTE MACROMINERALI: TUTTI I BENEFICI DEL POTASSIO Ricopre un ruolo fondamentale nel mantenimento della pressione sanguigna e nella regolazione dell'eccitabilità neuromuscolare insieme a calcio, magnesio, fosforo, sodio, cloro e zolfo è uno dei sette macrominerali essenziali, uno di quei minerali di cui il corpo umano necessita in grandi quantità - più di 100 mg al giorno. Più precisamente sono circa 3500 i mg che ogni adulto - uomo o donna - dovrebbe assumerne giornalmente (ma in gravidanza e in allattamento si dovrebbe arrivare a 5000 mg), anche se in realtà si è spesso piuttosto lontani dal raggiungere questo quantitativo (e le donne generalmente risultano avere carenze maggiori rispetto agli uomini): si tratta del potassio, minerale che ricopre un ruolo fondamentale nel bilancio idrico di tutto l'organismo, nel mantenimento della pressione sanguigna ai giusti livelli, nella regolazione dell'eccitabilità neuromuscolare e della ritmicità del cuore. Una corretta assunzione di potassio risulta associata a un 20% in meno del rischio di morte per tutte le cause,  alla riduzione del rischio di ictus e infarto (uno studio ha messo in evidenza che coloro che consumano 4069 mg di potassio al giorno corrono un rischio inferiore del 49% di morire per cardiopatia ischemica rispetto a coloro che ne consumano non oltre i 1000 mg al giorno),  a livelli di pressione sanguigna più bassi,  alla riduzione della formazione di calcoli renali e alla protezione contro la perdita di densità minerale ossea e di massa muscolare (uno studio ha messo in evidenza che coloro che consumano 5.266 mg di potassio al giorno mantengono in media di 1 kg di massa magra in più rispetto a coloro che hanno un apporto di potassio inferiore del 50%). L'assorbimento del potassio avviene attraverso l'intestino, mentre la sua eliminazione viene svolta dalle urine. L'organismo è programmato per eliminarne sempre la stessa quantità: anche in caso di livelli bassi di assunzione del minerale, quindi, non esiste un meccanismo di "blocco" che ne inibisca l'eliminazione. La carenza di potassio può portare a diverse condizioni patologiche tanto più gravi quanto maggiore è la mancanza del minerale: si va dalla debolezza muscolare e le aritmie cardiache fino ad arrivare a patologie renali più o meno gravi e al blocco dell'attività cardiaca. In alcuni e specifici casi è bene che si presti attenzione anche all'eccesso di potassio: chi, ad esempio, soffre di insufficienza renale rischia infatti di incorrere in un eccesso di potassio all'interno dell'organismo per l'incapacità dei reni di eliminarlo. In questo caso i sintomi più frequenti sono astenia, crampi muscolari, ipotensione, bradicardia, fino ad arrivare all'arresto cardiaco. Tra i cibi più ricchi di questo minerale essenziali troviamo - in ordine decrescente di importanza l'avocado, le patate, i funghi, la bietola, i fagioli bianchi, i pomodori, la soia, la zucca, la banana e gli spinaci. In generale è bene ricordare che il potassio tende a disperdersi con la lavorazione degli alimenti. (salute, Sole 24ore) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 549 SCIENZA E SALUTE ABBRACCI, LA NUOVA ARMA CONTRO IL RAFFREDDORE Essere stretti da una persona fidata riduce il rischio di contrarre un'infezione Il legame tra benessere psicologico e salute fisica non è un mistero. Quanto svelato da uno studio pubblicato su Psychological Science potrebbe però sembrare quantomeno bizzarro. I ricercatori hanno infatti scoperto che ricevere abbracci riduce il rischio di prendere il raffreddore. “Sappiamo che le persone che vivono in contrasto con altre persone sono meno in grado di sconfiggere i virus dell'influenza. Sappiamo anche che le persone che dicono di avere un supporto sociale sono in parte protette dagli effetti dello stress sui problemi psicologici, ad esempio depressione e ansia. Abbiamo testato se la percezione di supporto sociale è altrettanto efficace nel proteggersi dalla suscettibilità alle infezioni indotta dallo stress e anche se ricevere abbracci può almeno in parte essere responsabile di questa sensazione di supporto e proteggere a sua volta dalle infezioni”. STUDIO: per questo ai 404 adulti coinvolti nello studio è stato fatto compilare un questionario specifico. Il supporto percepito e gli abbracci ricevuti sono invece stati monitorati attraverso interviste telefoniche condotte per 14 pomeriggi consecutivi. In seguito i partecipanti sono stati esposti a un comune virus del raffreddore. RISULTATI: è stato così scoperto che alla percezione di un maggior supporto sociale corrispondeva un minor rischio di prendersi il raffreddore; l'effetto protettivo era associato per un terzo agli abbracci. Nel caso di chi si ammalava, invece, più abbracci e un maggior supporto sociale erano associati a una riduzione dei sintomi del raffreddore. “Ciò – sottolinea Cohen – suggerisce che essere abbracciati da una persona fidata può agire come strumento efficace per trasmettere supporto e che aumentare la frequenza degli abbracci potrebbe essere un modo efficace per ridurre gli effetti dannosi dello stress”. Secondo il ricercatore ad entrare in gioco potrebbe essere il contatto fisico in quanto tale o il fatto che l'abbraccio è un gesto che trasmette supporto e intimità. “In entrambi i casi – sottolinea il ricercatore – chi riceve più abbracci è in qualche modo più protetto dall'infezione”. (salute, Sole 24ore) VUOI DORMIRE BENE? SPEGNI IL CELLULARE Secondo un’indagine della National Sleep Foundation USA, il 95% degli americani smanetta su smartphone e tablet anche pochi minuti prima di coricarsi e spegnere la luce per dormire; Guardare la TV, controllare uno status social sul tablet, leggere l’ultima mail di giornata sullo smartphone o ancora giocare a un videogame e usare il cellulare come sveglia sarebbero le cause di numerosi disturbi del sonno: in primis il fatto che, lasciandoli accesi, questi device emettono luci e lucine per le notifiche che disturbano i cicli del sonno e alterano i livelli di produzione di melatonina, l’ormone del sonno. Non solo: secondo una ricerca, l’interagire con i dispositivi elettronici appena prima di coricarsi aumenta i livelli di attività e stress, rendendo più difficile rilassarsi e abbandonarsi al riposo; inoltre l’emissione di onde elettromagnetiche disturberebbe sia la fase dell’addormentamento che quelle di sonno profondo. Che fare quindi? La soluzione ideale è anche quella più banale e drastica: il digiuno da dispositivi elettronici almeno 1 ora prima di coricarsi. Ma è vero anche che molti utilizzano la Tv come sonnifero, e quindi potrebbero essere utili strategie come mettere il timer per lo spegnimento di questi dispositivi, oppure metterli in modalità ‘aereo’ interrompendo le notifiche. (Salute e benessere) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 549 PREVENZIONE E SALUTE L'INFARTO SI PUÃ’ PREVENIRE IN 4 CASI SU 5 Niente fumo, niente o poco alcol, corretta alimentazione, controllo del peso e attività fisica i pilastri per mettere il cuore al riparo L’infarto sarebbe prevenibile: almeno in 4 casi su 5. A condizione però che si appartenga al sesso maschile e che si persegua un corretto stile di vita:  peso corporeo sano,  dieta salutare,  astensione dal fumo,  riduzione del consumo di alcolici,  regolare attività fisica. Lo rivela un ampio studio svedese i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology. LO STUDIO - Quasi ventunomila uomini, di età compresa fra i 45 e i 79 anni, monitorati per circa 11 anni: è questa l’ampia popolazione e il lungo periodo che ha consentito a un gruppo di ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma, di stabilire e mettere alcuni punti fermi sulla possibilità di prevenire alcune patologie cardiovascolari, l’infarto in particolare. Il merito del sensibile calo già registrato nell’incidenza di malattia, grazie agli avanzamenti tecnologici e di diagnosi precoce, potrebbe essere ulteriormente migliorato con l’adozione di programmi di prevenzione ad hoc, ovvero con l’assunzione di un corretto stile di vita. «Dal nostro studio - spiega la ricercatrice – è stato possibile osservare che a parità di fattori di rischio, gli uomini che seguivano un regime alimentare adeguato, quindi sano, unito a una regolare pratica fisica a favore del mantenimento del peso corporeo, avevano probabilità ridotte fino a oltre l’85% di incorrere in un infarto». Il profilo di benessere richiedeva però anche l’astensione da fumo e l’introito limitato di alcool o bevande ad alta gradazione. PREVENZIONE POSSIBILE ANCHE PER LE DONNE - Appare doveroso chiedersi come mai lo studio abbia escluso la popolazione femminile. È ormai noto che le patologie cardiovascolari non sono più esclusivo appannaggio del sesso forte; anzi stanno sempre più acquisendo una fisionomia di genere. Tanto più aggravata dal fatto che spesso l’infarto e le patologie del cuore nella donna sono asintomatiche, o meglio, non manifestano i classici sintomi di dolore al braccio, ma per lo più pallore e stanchezza un po’ superiore alla norma. Lo stile di vita sano (o la sua correzione) non è, nella donna, sufficiente per evitare attacchi di cuore? «Certamente il corretto stile di vita, sia per quanto riguarda l’alimentazione che per l’attività fisica – spiega Roberto Meazza, responsabile del Centro Ipertensione della Fondazione Ca’ Granda - riduce il rischio cardiovascolare anche nelle donne, la scelta di osservare una popolazione maschile nello studio della Akesson, ha inteso eliminare l’influenza sul rischio cardiovascolare globale del periodo fertile delle donne che sarebbero state comprese nel range di età dei criteri di arruolamento nello studio». Solo così, con una vita ad hoc, le moderne strumentazioni possono completare il loro ruolo verso una efficace prevenzione. (Salute, Fondazione Veronesi)

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