Anno IV – Numero 562
AVVISO
Ordine
1. Crisi occupazionale:
Istituito un fondo di
solidarietà per i colleghi
iscritti all’ albo in stato
di disoccupazione
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
2. Hai cosce e sedere
grossi? I tuoi figli
saranno più intelligenti
3. Colesterolo, non serve
dire addio alle uova
4. Ossessione per i
muscoli? Attenti alle
arterie!
Prevenzione e
Salute
5. La pulizia della pelle:
quando e come farla?
6. Indumenti
«compressivi» e sport
Mercoledì 20 Gennaio 2015, S. Agnese
Proverbio di oggi………..
Mentre ‘o miedeco sturèa, ‘o malato se ne more
Mentre il medico studia, il malato muore
HAI COSCE E SEDERE GROSSI?
I TUOI FIGLI SARANNO PIÙ INTELLIGENTI
Studio della Pittsburgh University, Pennsylvania: “Il grasso
contenuto in queste zone particolarmente ricco di DHA è un
deposito per costruire il cervello di un bambinoâ€
Donne non disperate se pensate di avere qualche chilo di troppo sul sedere e
nel contorno cosce. Secondo uno
studio della Pittsburgh University,
Pennsylvania, questo aiuterebbe
invece a mettere al mondo figli più
intelligenti.
«Il grasso contenuto in queste zone è
un deposito per costruire il cervello di
un bambino», ha detto Will Lassek,
autore dello studio riportato nel libro
«Why Women Need Fat» («Perché le
donne hanno bisogno di grasso»).
I ricercatori, infatti, hanno scoperto che il grasso contenuto sulle natiche e nel
contorno cosce contiene delle cellule che, quando vengono trasmesse al bimbo
tramite l’allattamento, potrebbero contribuire ad aumentare l’intelligenza del
bambino. «Il grasso contenuto in quelle zone è particolarmente ricco di DHA
(acido docosaesaenoico), che è una componente particolarmente importante
nel cervello umano».
«Sembra che le donne si siano evolute per accumulare questi grassi e
mantenerli fin quando il bambino arriva».
Questo spiegherebbe perché le donne hanno più grasso corporeo. Un po’
come gli orsi che vanno in letargo o le balene che vivono nei freddi mari artici.
Questo surplus di grasso andrebbe perso, secondo i ricercatori, durante
l’allattamento, cioè quando è necessario per il cervello del bambino. Le madri
che allattano al seno perdono in genere un chilo di grasso, che equivale a
mezzo chilo del peso totale, al mese. (Salute, La Stampa)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 562
PREVENZIONE E SALUTE
LA PULIZIA DELLA PELLE: QUANDO E COME FARLA?
Pulizia della pelle, croce e delizia di tutte le donne, dallo strucco alla detersione
bisogna stare attenti ad alcuni passaggi. I consigli del dermatologo
Stanca, opaca, sensibile, tirata, secca, grassa.
Sono mille i volti della pelle e l’inquinamento cittadino, tra gas di scarico e piogge sporche, non aiuta
certo a proteggere l’organo più esteso che abbiamo.
«La pelle è aggredita principalmente da due tipi di
sporco – spiega il professor Marcello Monti,
responsabile di Dermatologia in Humanitas e
docente dell'Università degli Studi di Milano –, da
una parte lo sporco grassoso, quello composto da
sostanze untuose che possono avere un’origine
ambientale ma anche provenire dalla composizione
di cosmetici con basi grasse.
L’altro sporco da temere è lo sporco corpuscolato,
composto dalle polveri del particolato prodotte
principalmente dalla combustione».
Le minacce per la pelle: Tutte queste sostanze
formano un mix chimico che fa sfiorire la pelle.
Gli effetti possono anche essere più profondi, perché le sostanze tossiche che si accumulano sul derma
possono essere assorbite e possono alterare la natura delle cellule della pelle.
Pulire la pelle, quindi, non è una pratica superficiale.
«La pelle, soprattutto quando secca o grassa, va pulita almeno ogni sera, ma seguendo alcune
precauzioni che molto spesso nelle profumerie in cui acquistiamo detergenti e struccanti non ci
spiegano – avverte lo specialista –.
Per esempio da soli ci accorgiamo che a volte l’acqua non è sufficiente a mandare via le sostanze
accumulate sulla pelle.
C’è bisogno di detergenti appositi, saponi specifici per la pelle.
Scegliamoli tra quelli meno aggressivi, che ad esempio sono privi di sodium laurethl sulfate (la cui sigla
è SLS) che ha un’azione molto seccante sulla pelle».
Struccarsi con il latte detergente. Sì, ma dopo...
Le donne hanno con la pulizia della pelle un rapporto ancora più complicato.
«Oggi vanno di moda prodotti cosmetici sempre più resistenti, molto compatti, che usano grassi di
origine sintetica come i siliconi – spiega il professor Monti –.
Si tratta di prodotti che possono essere letteralmente “sciolti†solo con altri grassi, come i latti
detergenti che sono talvolta a base di olio di vasellina o di derivati del petrolio, come la paraffina».
La trappola per la pelle è dietro l’angolo.
«L’uso del latte detergente rimuove il primo grasso, ma lascia altro grasso sulla pelle, spesso peggiore
del primo – spiega l’esperto – per cui dopo ogni operazione consiglio di lavare la pelle con saponi
delicati e tanta acqua.
Stessa operazione la mattina, quando basta un bel risciacquo con acqua prima di affrontare la
giornata».
(Salute, Humanitas)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 562
SCIENZA E SALUTE
COLESTEROLO, NON SERVE DIRE ADDIO ALLE UOVA
Finiscono periodicamente sul banco degli imputati come indiziate numero uno del
colesterolo alto, ma le uova non devono necessariamente sparire dalla dieta.
Per alcuni un antico adagio potrebbe suonare così: è nato prima l'uovo o il colesterolo?
Le uova scontano un pregiudizio diffuso ed errato che
allontana molti dal consumo, dimenticando i benefici di
questo alimento, anche per chi ha il colesterolo alto.
«Le uova sono un cibo altamente nutriente, fonte di
proteine e vitamine del gruppo B e micronutrienti tipo lo
zinco – spiega il dottor Cesare Berra, Responsabile
dell'Unità Operativa di Diabetologia di Humanitas –.
È vero che le uova sono alimenti ricchi di colesterolo, ma
posseggono anche sostanze importanti dal punto di vista
nutrizionale e quindi in assenza di patologie particolari,
per le quali è consigliabile chiedere consiglio al medico,
se ne possono consumare 3-4 alla settimana».
Il ruolo del colesterolo
La battaglia contro il colesterolo fa spesso dimenticare che la sua presenza nell'organismo è
indispensabile, perché «è un importante costituente della membrana cellulare – ricorda Berra – e dal
colesterolo parte la sintesi della struttura di molti ormoni».
Solo il 20% del colesterolo arriva dall'alimentazione, mentre l'80% viene sintetizzato dall'organismo.
Quindi eliminare le uova è sbagliato, ma limitarne l'uso consigliato.
«Il consumo di uova – continua lo specialista – è controindicato per chi soffre di calcoli alla cistifellea,
ma possono essere consumate con moderazione per chi soffre di ipercolesterolemiaâ€.
Le uova sono, invece, un argomento interessante per accendere un faro sul colesterolo.
Se è alto e non cala con una dieta drastica solo lo specialista di malattie metaboliche può aiutare a
capire il perché.
«L’ipercolesterolemia può anche non dipendere dall’eccessivo apporto di grassi animali con la dieta –
sottolinea il dottor Berra –, ma essere causata da una eccessiva produzione del soggetto, come nelle
cosiddette ipercolesteolemie familiari di origine genetica, e pertanto maggiormente indicate per la
terapia farmacologica».
Bisogna distinguere tra colesterolo buono e colesterolo cattivo
I valori del colesterolo alto vanno letti con attenzione, distinguendo tra quello buono (HDL) e quello
potenzialmente dannoso rappresentato dal colesterolo non-HDL, quindi ldl e Vldl. Il passo successivo è
la terapia.
«Oltre a una dieta adeguata e all'attività fisica bisogna ricorrere a un trattamento farmacologico
specifico – dice lo specialista –, che attualmente è rappresentato dalle statine».
Ma attenzione, non si può ricorrere a terapie periodiche o a cicli.
Lo ricorda lo specialista: «È sempre il medico che deve prescrivere e monitorare la terapia, che deve
essere quotidiana e continuativa». (Salute, Humanitas)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 562
SCIENZA E SALUTE
OSSESSIONE PER I MUSCOLI? ATTENTI ALLE ARTERIE!
Studi scientifici recenti hanno approfondito la relazione tra un'assunzione
eccessiva di carnitina e l'aterosclerosi. La parola alla specialista.
Una dieta eccessivamente “carnivora†e l'uso di integratori di carnitina per potenziare muscoli
potrebbero mettere a rischio le arterie, aumentando il
rischio di aterosclerosi, anticamera di malattie vascolari
gravi come ictus e infarto.
Alla base del possibile danno c'è un «complicato processo
metabolico – spiega la dottoressa Lidia Rota, responsabile
del Centro di prevenzione cardiovascolare globale di
Humanitas –, che vede come attori i batteri che abitano
normalmente il nostro intestino, la carnitina, aminoacido
essenziale indispensabile per la "costruzione" di muscoli
sani, e una sostanza chiamata TMAO (nitrossido di
trimetilamina)».
Troppi aminoacidi da palestra: «Gli alimenti che
mangiamo, nello stomaco si scompongono trasformandosi in molecole semplici, come gli aminoacidi,
mattoni indispensabili per la costruzione e la riparazione di tutte le cellule, incluse quelle che
costituiscono i muscoli – ricorda la dottoressa Rota –.
È come se dovessimo distruggere un muro per poterne utilizzare i mattoni per costruire e ricostruire
continuamente nuovi pezzi di casa».
La carnitina è uno di questi aminoacidi “chiaveâ€.
È presente nei cibi di origine animale, è molto abbondante nelle carni rosse, ma si trova anche nei
beveroni energetici, nelle polveri e nei prodotti usati da chi fa palestra e sport intenso.
Ma attenzione: i ricercatori hanno dimostrato che una dieta “carnivora†e un uso prolungato di
integratori aumenta la produzione di TMAO, sostanza che «si è dimostrata capace di accelerare il
processo di aterosclerosi sulle pareti delle arterie».
Le “spie rosse†per il cuore: Livelli alti di carnitina nel sangue corrispondono però ad alti livelli di
TMAO, una sostanza che come detto danneggia ossidandole le pareti delle arterie, infiammandole ed
esponendole al rischio di trombosi: quindi «a un'aumentata probabilità di andare incontro a malattie
cardiovascolari come infarto, ictus, trombosi ed embolia – avvisa la specialista –.
I ricercatori hanno dimostrato che chi mangia carne rossa – spiega ancora la specialista – produce
TMAO in quantità molto più abbondante rispetto a chi segue un regime alimentare vegetariano o
addirittura vegano».
Attenzione, però, «a non demonizzare la carnitina, sostanza utile, anzi indispensabile come tutti gli
aminoacidi non a caso definiti “ essenziali», sottolinea la dottoressa Rota.
Deve vincere, come sempre, il buon senso: chi ha la possibilità di scegliere un'alimentazione varia,
ricca di frutta e verdura, di pesce azzurro, povera di sale e di cibi conservati trattati o precotti «non ha
bisogno di integratori che favoriscono la rapida, ma evanescente illusione di costruire rapidamente
una muscolatura bella a vedersi – dice la specialista –, ma effimera, che si “sgonfierà †non appena gli
esercizi e gli integratori saranno finiti, trasformandosi in patetico grasso».
Quindi attenzione agli abusi.
«La scienza ci fornisce gli strumenti fondamentali per proteggere la nostra salute – conclude la
dottoressa –, e spiegazioni sui meccanismi che interferiscono con un buon metabolismo: quando
forziamo, la biochimica naturale prima o poi ci punisce».
(Salute, Humanitas)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 562
PREVENZIONE E SALUTE
INDUMENTI «COMPRESSIVI» E SPORT
I calzerotti « da corsa» ( le magliette e quant’altro) non migliorano nè la
performance, nè il recupero dopo gli allenamenti. In compenso non sono «
dannosi»
Per chi fa sport sono di moda, da un po’ di tempo,
indumenti “compressiviâ€: calze, collant, magliette che
strizzano i muscoli ritenuti capaci sia di migliorare la
performance durante l’ allenamento, sia di favorire il
recupero a fine esercizio.
Effetti reali o potenza del marketing ( e dei desideri degli
sportivi)?
La ragione per indossare indumenti di questo tipo
sembra abbastanza logica.
Effetti «desiderati»
Questo tipo di abbigliamento potrebbe infatti incrementare la circolazione sanguigna e, di
conseguenza, l’ossigenazione dei tessuti migliorando le performance sportive.
Inoltre calze di questo tipo potrebbero , in teoria, migliorare la «propriocettività » e cioè la capacità di
percepire la posizione del proprio corpo nello spazio migliorando, l’efficienza del movimento e
riducendo il numero di muscoli da attivare, rendendo, quindi, gli esercizi meno faticosi.
E non è finita qui: questo tipo di abbigliamento potrebbe «strizzare» i muscoli, esattamente come fa
un massaggio manuale, riducendo l’indolenzimento dopo l’allenamento e favorendo l’eliminazione
delle tossine accumulate nei muscoli dallo sforzo muscolare.
Ma se studi precedenti avevano attribuito a calzerotti e magliette compressive qualche effetto, ora un
nuovo studio, pubblicato sull’International Journal of Sports Physiology and Performace (ripreso anche
dal New York Times) arriva a disilludere gli sportivi.
La ricerca americana
Nello studio, condotto all’Indiana University, si è invitato un gruppo di uomini, atleti abituati a
competizioni su lunghe distanze, a fare il loro solito percorso, incrementando progressivamente l’
andatura,
 indossando maschere per valutare l’introito di ossigeno e altre variabili e strumenti per misurare
il passo.
Successivamente agli stessi atleti è stato chiesto di fare il medesimo tipo di allenamento indossando
calze compressive.
RISULTATO: non sono state rilevate differenze nè a livello di efficienza sportiva, né rispetto ai
parametri biochimici. Quello che resta comunque certo è che è l’attività fisica in se stessa ad
aumentare , e di molto, il flusso di sangue ai muscoli a termine esercizio.
A «libera scelta»
Una buona notizia c’è per gli amanti di questi indumenti : almeno non fanno male, a patto di indossarli
correttamente. Quindi , il consiglio degli esperti é: indossateli pure se vi attirano, mal che vada avrete
perso solo una quarantina di dollari. (Salute, Corriere)