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FARMADAY
– ILNOTIZIARIO INTEMPOREALEPER ILFARMACISTA
Anno III –Numero
383
SCIENZAESALUTE
LEFERITECHENONSIRIMARGINANOSI CURANOCON
LEVIBRAZIONI
Le ferite guariscono più velocemente in seguito all’applicazione di vibrazioni a
bassa intensità. Lo studio dei ricercatori di Chicago. Una tecnica vibratoria
promette di far rimarginare le ferite che tendono a cronicizzarsi e non guarire,
comeper esempio, quelledadiabete.
In questi ultimi anni molti studi si stanno concentrando sul
potere di guarigione di onde appartenenti allo spettro
elettromagnetico e acustico.
Vengono così considerate le
virtù di colori, luci e suoni. Il più recente, è quello che è
stato in grado di valutare le
applicazioni delle vibrazioni a
bassa intensità sulle ferite croniche
.
Condotta da un team di ricercatori dell’Univ. dell’Illinois a
Chicago, coordinati dal prof. Timothy Koh, la ricerca è stata
realizzata sumodello animale e si è concentrata in particolar modo sul trovare una soluzione efficace
per i
soggetti affetti da diabete di tipo 2
. Un quartodi tali pazienti si stima soffranodi ulcere croniche
soprattutto al piede (
il cosiddetto piede diabetico
).
Le ferite guariscono molto lentamente o
peggiorano finoadivenire croniche.
«La tecnica che sfrutta i segnali a bassa intensità è già in sperimentazione clinica per vedere se la
vibrazionepuòmigliorare la salutedelleossaeprevenire l’osteoporosi».
Ora si è voluto verificare se tale tecnica poteva essere adoperata nella guarigione delle ferite causate
dadiabete.
Per far ciò sono stati eseguiti alcuni test su cavie da laboratorio affette da diabete. Le vibrazioni
utilizzate sono a bassa ampiezza e a
una frequenza che varia da 0,4 g a 45 Hz
, di conseguenza sono
appenapercepibili al tatto.
I tempi in cui si riescono a ottenere risultati apprezzabili sono relativamente bassi:
sono sufficienti
esposizioni di mezz’ora per cinque volte a settimana.
In tali tempi si è potuto notare una guarigione
moltopiù veloce rispettoai topi non trattati.
Le vibrazioni sono state in grado di formare nuovi vasi sanguigni. Tale processo viene definito in
ambitomedico,
angiogenesi
. Inoltre sono aumentati i fattori di crescita e lemolecole di segnalazione
chiamate
chemochine
.
«
Sappiamo che le ferite croniche in persone affette da diabete non riescono a formare il tessuto di
granulazione e hanno una scarsa angiogenesi, e crediamo che questi fattori contribuiscono al
fallimentodellaguarigionedelle loro ferite
».
Ma il fattore più importante è che
il tipo di trattamento è molto dolce e adatto a tutti.
«
La cosa
interessante di questo intervento è quanto facilmente possa essere tradotto alla gente.
E’ una
procedura che è non invasiva, non richiede alcun farmaco, ed è già in fase di sperimentazione in studi
clinici umani per vedere se è anche protettiva per la perdita di massa ossea». Lo studio è già stato
pubblicato sulla rivista
PLoSOne
. (
Salute, laStampa
)