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FARMADAY
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ILNOTIZIARIO INTEMPOREALEPER ILFARMACISTA
Anno III
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Numero
415
«Ai nostri centralini arrivano quotidianamente numerose chiamate di malati e familiari in cerca di
informazioni utili per accedere al
sofosbuvir
e, ultimamente, anche al
simeprevir
(altro farmaco per il
trattamentodell’epatiteC).
Nellamaggior parte dei casi, sono persone che possono attendere ancora qualchemese. Considerato
che l’approvazione di
sofosbuvir
ci è stata garantita per fine giugno, noi scoraggiamo l’acquisto,
considerati i costi elevatissimi».
«Accertata la reale efficacia e innovatività dei farmaci, che in questo caso è fuori discussione,
dovremmo adottare un sistema che preveda la rimborsabilità immediata per le categorie di pazienti
piùa rischiodi vitaall’indomani dell’approvazioneeuropea.
Ma per fare questo è necessario dotare l’Aifa di un sistema organizzativo e di strumenti adeguati.
Probabilmente il ministro della Salute Lorenzin ha intuito che sono necessari interventi in questo
senso, in cui il fattore tempoèdeterminanteproprioper salvare viteumane».
Un leasingper i 10mila casi piùgravi
Una proposta per superare lo stallo arriva dal presidente della Fondazione italiana per la ricerca in
epatologia (Fire),
Ferruccio Bonino
: avviare una sperimentazione con acquisizione diretta del super
farmacoanti-epatiteCdapartedelloStatoper i 10mila casi piùgravi in Italia.
Il tutto attraverso un finanziamento conmutuo/leasing ventennale su fondi strutturali europei, senza
incidere sulla spesa farmaceuticapubblica.
«La cura completa dell’epatite C con il nuovo farmaco costa 84mila dollari (
circa 60mila euro
) negli
Stati Uniti, 48milaeuro inGermania.
L’Italiahaoltre lametàdei portatori di infezionedavirusdell’epatiteCdell’interaUnioneeuropea
: il
70%dei pazienti Ue conepatite cronicaC candidati alla terapiaantiviraleè italiano».
Nel nostro Paese, aggiunge, questa malattia comporta «costi altissimi per il sistema sanitario: nei
prossimi dieci anni sarannopari a circa2-3,5miliardi di euro.
Un intervento terapeutico curativo ora possibile per lamaggioranza determinerebbe la più efficiente
spending reviewpossibileper il Servizio sanitario».
Anche l’Italia dovrebbe dunque «autorizzare tramiteAifa la prescrizione di
Sovaldi
da subito, per i soli
pazienti in cui è considerato salvavita, ovvero i pazienti in lista per il trapiantoo trapiantati di fegato e
rene; avviare parallelamente una contrattazione con Gilead e altre dittemettendole in competizione
da subito per uno studio di coorte di 10mila pazienti, acquistando il farmaco direttamente dalle
aziendeal prezzo ragionevoledi circa5-8milaeuro.
I
50-60 milioni di euro necessari a finanziare lo studio possono essere ottenuti subito con un
mutuo/leasing conuna compagniadi assicurazione internazionale
».
Il progetto permetterebbe, secondo Bonino, di «superare la fase “ponte” dell’unico farmaco ora
disponibile e poter arrivare al 2016-2017 quando arriveranno nuovi farmaci con le stesse
caratteristichee la competizionedimercatoporterà il prezzoa circa6-7.000euroa ciclodi cura».
I rischi della terapia fai-da-te
Antonio Gasbarrini
, direttore dell’Unità operativa complessa di Medicina interna e gastroenterologia
del policlinicoGemelli di Roma,mette inguardiaanche sui rischi della cura fai-da-te:
«non tutti rispondonoaquestanuova terapiae che, comunque, questa vaassunta insiemeadaltri due
farmaci,
interferonee ribavirina
.
E se il sofosbuvir è un prodotto relativamente sicuro, sono proprio interferone e ribavirina a poter
creareproblemi.
Appena l’Aifa avrà trovato l’accordo con l’azienda - conclude Gasbarrini -, il farmaco dovrà essere
acquistato dalle Regioni e sarà cruciale avere un Piano epatiti con regole nazionali, che poi le Regioni
applichino. Perché sepoi il farmaconon lo comprano, il problema rimane».
(
Salute, Corriere
)