FarmaDay - Giugno 2014 - page 48

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FARMADAY
– ILNOTIZIARIO INTEMPOREALEPER ILFARMACISTA
Anno III –Numero
429
Sale il numerodei casi, scende lamortalità.Nuovi farmaci efficaci per i casi piùavanzati
Per incidenza ediffusione il cancro allaprostata equivalenell’uomo al tumore al senoper ledonne, e i
dati parlano chiaro: 1uomo su16 conpiùdi 50anni èa rischio tumore.
«
Ma anche se negli ultimi 10 anni il numero di nuovi casi è più che raddoppiato
,
soprattutto per
l’aumento dell’età media della popolazione, la mortalità è in costante diminuzione, grazie a una
maggioreprevenzione, nuove terapiee farmaci di ultimagenerazione
».
«La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi supera l’85% e proprio per questo è fondamentale scegliere
la soluzione terapeutica che assicuri agli uomini lamigliore qualità di vita possibile. Fra le opzioni tra
cui poter scegliere (a seconda del tipo di tumore) ci sono:
chirurgia, brachiterapia
e
radioterapia
, ma
anche sorveglianza attiva e vigile attesa, che prevedono di tenere sotto controllo il tumore senza
ricorrere da subito a cure non necessarie. A cui si aggiungono importanti novità farmacologiche
divenute disponibili di recente: «
L’oncologo medico in passato era abituato a trattare e gestire il
paziente con neoplasia della prostata solo in fase molto avanzata e con a disposizione farmaci solo
moderatamenteattivi
. Attualmente viviamounmomentoentusiasmanteequestene sono le ragioni:
primo, nella malattia metastatica l’utilizzo anticipato della chemioterapia con
docetaxel
,
in
associazione alla terapia endocrina classica e quando il tumore è ancora ormonosensibile
, ha
dimostrato inmodo inequivocabile di aumentare inmisura significativa la sopravvivenza dei pazienti
rispettoaquelli che ricevevano sola terapiaormonale. E la forbiceèparticolarmenteampia (49,2 verso
32,2mesi) nei casi più “gravi” (conmetastasi ossee estese o localizzazioni viscerali) e il trattamento è
statogeneralmenteben tollerato.
Secondo – nuovi farmaci chemioterapici (
cabazitaxel
) e
ormonali
(
abiraterone, enzalutamide
) sono
oggi disponibili per il trattamentodelle forme resistenti alla tradizionale terapiaormonale.
Terzo, l’inserimento delle cure palliative in una fase più precoce (cosiddette “cure simultanee”)
consentedimigliorare sensibilmente laqualità (eprobabilmente laquantità) di vitadegli ammalati.
Grazie a questi progressi, oltre a quelli correlati alla chirurgia, alla radioterapia e alla medicina
nucleare, leprospettivedi cura “
a tutto tondo
”per i pazienti si presentanonettamentemigliorate».
Quando il tumore si può anche «non curare
»: «Mettere il paziente al centro dell’iter diagnostico e
terapeuticoè fondamentale ancheper poter offrire aunnumero crescentedi pazienti la«sorveglianza
attiva», una strategia che raccoglie sempre più consensi e riservata solo a determinate tipologie di
malati, quelli con un carcinoma di piccole dimensioni e poco aggressivo». Oggi molti tumori (oltre la
metà di quelli diagnosticati ogni anno) appartengono a una categoria di rischio basso o addirittura
molto basso e quindi avranno una “storia naturale” molto lunga. Questi tumori “indolenti” possono
non avere una rilevanza clinica per la vita del paziente (in pratica non incidono sul suo pericolo di
morte o sulla sua salute generale) e potrebbero non necessitare di un trattamento invasivo
immediato. «
Il carcinoma della prostata in fase iniziale, quando sia ancora confinato all’interno della
ghiandola, deve essere inquadrato in base al rischio che può rappresentare, con il passare degli anni,
per la salute del paziente e per la capacità o meno di metterne a repentaglio la vita
. Per definire la
classedi rischiodevonoesserepresi in considerazioneuna seriedi parametri come il
livellodel PSA
, la
sua evoluzionenel tempo, il
punteggiodi Gleason
, il numerodi prelievi postivi allabiopsia in rapporto
al numero totale di prelievi eseguiti; la percentuale di interessamento di ogni singolo prelievo. In altre
parole:
il tumore è grande o piccolo?
È biologicamente aggressivo o no? Avrà una crescita veloce o,
al contrario, molto lenta?
». In base alla risposta si potrà decidere fra i vari standard terapeutici
disponibili per un carcinoma ai primi stadi:
chirurgia
(a cielo aperto, laparoscopica o robotica),
radioterapia radicalea fasci esterni ebrachiterapia, cheprevede l’inserimentonellaprostatadi semi
(odi aghi) radioattivi.
«
Maper le formea rischiomoltobassodevono essereprese in considerazioneanche
le strategie osservazionali, come la sorveglianza attiva, che prevedono di limitarsi ad osservare nel tempo
come si comporterà il tumore, per decidere se e quando intervenire, facendolo solo nei pazienti che ne
avrannobisogno, seequandoneavrannobisogno
». (
Salute, Corriere
)
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