FarmaDay - Maggio 2014 - page 119

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FARMADAY
ILNOTIZIARIO INTEMPOREALEPER ILFARMACISTA
Anno III
Numero
420
INTERAZIONI FARMACI ESALUTE
BIANCOSPINOCONTROL'IPERTENSIONE:
ATTENTIADASSOCIARLOAIBETABLOCCANTI
I consigli dell'esperto su una ipotetica 'terapia' mista per
regolarizzare la pressione. Risposte anche su sintomi
adolescenziali di fitteal cuore e sulla fibrillazioneatriale
Domanda
-
Sonounadonnadi 50anni e soffrodi ipertensione essenzialeda25
anni. Da circa 18 anni sono in cura con betabloccanti (
carvedilolo
25mg al dì),
che fino a poco tempo fa hanno dato buoni risultati. Ora, invece, la pressione è
spesso alta, soprattutto la minima. Il medico vorrebbe integrare la cura con altri farmaci oppure
aumentando la dose del betabloccante. Io non vorrei assumere ulteriori farmaci e ho provato di mia
iniziativa a prendere perle di aglio e biancospino.Mi sembra di vedere dei miglioramenti. Leggendo su
vari siti ho trovato, però, specificato di fare attenzione nell'assunzione di betabloccanti e di
biancospino, poiché quest'ultimo potrebbe potenziare l'effetto dei betabloccanti. Nel mio caso non è
forsepositivo?Non èmeglioaffiancare il biancospinoal
carvedilolo
piuttosto cheaumentare ladosedi
quest'ultimo?Vorrei sapere cosa rischioesattamente continuando conquesta terapia
.
Risposta
-
Quella conbetabloccante è unadelle terapie più usate nella ipertensione siaper l'azione
benefica sulle resistenzeperiferiche siaper la riduzionedella frequenza cardiaca
.
Ovviamente il betabloccante ha un dosaggio individuale per ciascun paziente che è raggiunto
monitorando in particolare la frequenza cardiaca con l'obiettivo di raggiungere i 60 battiti al minuto
(
comunque la frequenza nondeveandare sotto i 50battiti alminuto
).
Il
biancospino
rappresentaun fitocomplessomoltoutilenelle fasi iniziali della insufficienza coronarica
edelle cardiopatieassociatea senilità. Il biancospinoagisce tramite tre componenti:
¾
l'acidoursolico che svolgeeffetto coronarodilatatore;
¾
i flavonoidi che modulano il movimento di calcio intracellulare con miglioramento della
contrattilità;
¾
leprocianidine chehannoeffettoprotettivo sull'endotelioper l'azioneantiossidante.
Nel complesso ne deriva
un'azione inotropo positiva, diuretica e cronotropo negativa
, cioè riduce la
frequenza. Quest'ultimoè ilmotivoper cui èdifficile associarlo con il betabloccante. Sepossodarleun
consiglio accetti l'associazionedel betabloccante con altro farmaco recettorialeo calcio-antagonista in
quanto la terapiadella ipertensione, oggi, è fattadaassociazioni di più farmaci. (
salute, Repubblica
)
I SORRISI FINTI FANNOMALEALLASALUTE?
Sì, e non solo. Anche alla produttività sul lavoro. Megliomusoni,
quindi, che cordialima falsi.
Più il sorriso è di circostanza, più è deprimente. Quindi, meglio "musoni" che sorridenti per finta,
almeno per i nostri nervi e di conseguenza per la nostra salute. Lo sostiene uno studio che ha
riscontrato quanto peggiorasse l'umore di un gruppo di autisti di autobus nei giorni in cui erano
costretti per lavoro a sorridere spesso con i passeggeri. Di più: oltre al peggioramento dell'umore, è
risultato chediminuiva la concentrazione sul lavoroe, quindi, laproduttività.
Che c’è da sorridere?
Nei giorni infatti in cui i soggetti sorridevano perché stimolati da ricordi
piacevoli, aumentava la produttività. Inoltre, dallo studio è emerso che
il sorriso forzato risulta più
deprimente per le donne che per gli uomini
. Insomma, anche sul lavoro, non è vero che convenga
essere sempre sorridenti. Soprattuttoper il nostrodatoredi lavoro. (
Focus
)
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